Will Hunting- cos’é il genio?

Genio è sregolatezza.

Genio ribelle, è così che Gus Van Sant battezza il suo Will Hunting nel 1997.
Una genialità che supera i canoni classici, non ristretta ad un’acuta capacità matematica, bensì che sfocia in una lucida ed analitica sensibilità, tipica di chi è capace di valutare parole e azioni entrando in un’ottica decisionale apparentemente incomprensibile, destinata a rivelarsi corretta in un futuro non eccessivamente prossimo.
Esiste il genio che vive negli schemi, che li sviluppa, modifica e riadatta a seconda delle sue necessità o di ciò che il suo elemento di indagine richiede; questa è una dote pragmatica e contemporaneamente flessibile, perché chi ne è dotato riesce a flettere il pragmatismo dello schema, a sfruttarlo meglio di chiunque altro conoscendone punti deboli e di forza, assumendolo come dogma e negando tutto ciò che va oltre il concreto.
Esiste poi, il genio che riconosce lo schema, ma che al posto di studiarlo lo accartoccia, lo ignora, e più che discuterlo, lo deride.
È in questo individuo che si verifica la coesione del genio e della sregolatezza, dove enfant prodige ed enfant terrible diventano i migliori compagni di giochi che si possano immaginare.
Questo è il genio che rifiuta il pragmatismo, annoiato da tutto ciò che per gli altri è di fondamentale importanza, che preferisce approfondire l’interiorità del proprio essere, ama regalarsi quei vizi umani da cui le persone normali tentano di fuggire.
Se l’individuo medio cerca di sfruttare le proprie capacità per ottenere il massimo, il genio trova il massimo poco accattivante, e non sicuramente un bene di prima necessità.
Sicuramente vi è un evidente peccato di superbia, il genio è palesemente conscio delle proprie capacità, ne fa un uso improprio, spesso le trascura, o quanto meno da un valore nettamente inferiore rispetto al genio che vive di schemi.
Allo stesso tempo il genio è fragile, turbato dal peso della sua intelligenza e dalla responsabilità che le altre persone ripongono in esso.
Le stesse scelte sono visionarie, spesso indecifrabili agli occhi di chi non ha vedute abbastanza larghe per comprendere: sono decisioni impulsive, dettate dall’istinto e dalle emozioni, come a volerci -e volersi- ricordare di essere umani.
Il superuomo cade quando capisce che le sue capacità non possono sempre sopperire alle difficoltà quotidiane, e allora deve essere il cuore a dare le risposte.
L’individuo si riscopre debole e tutto ciò lo massacra.
Ma se il diavolo è nei dettagli, il genio lo è ancora di più.
Sono proprio queste scelte illogiche, romantiche ma incerte, a racchiudere l’essenza stessa di un genio che non cerca il successo, ma l’equilibrio.
È questa la differenza tra il genio e la mediocrità, la forza di emanciparsi dai luoghi comuni e di scegliere con la propria testa.
Will rappresenta il connubio tra genio e sregolatezza, tra il ragazzo geniale dotato di capacità ben al di sopra della media e il pioniere delle strade di Boston, che dovrà scegliere tra un importante opportunità lavorativa e rincorrere la persona che ama.
La scelta è tutt’altro che scontata.
Will Hunting, mai come gli altri.

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