Durante i primi giorni di dicembre, Lecce ha parlato in francese per ospitare l’VIII edizione di Vive le cinéma. Unico festival del cinema francese del Sud Italia, è stato riproposto nella stagione più fredda dell’anno anche per condurlo all’attenzione dei numerosi turisti che si recano nella città per le feste natalizie.
Rispetto all’anno precedente la “casa” del festival è stata il Teatro Paisiello, il più antico teatro della città, il quale si è premurato di presentare al meglio le proiezioni.
Sulla stessa linea dell’anno scorso, i diritti civili tessano le dinamiche e gli sguardi dei prodotti audiovisivi che il festival ha voluto portare alla nostra attenzione.
Un Frame di “Sirène”
La Sirène di Sepideh Farsi (2023, 100’), film d’animazione con Mina Kavani, che è stata ospite speciale di Vive le cinéma 2022, è ambientato nel 1980, durante il conflitto Iraq-Iran. Ci sembra però che parli del periodo che stiamo vivendo oggi e proprio per il suo sguardo più che attuale è stato presentato alla Berlinale 2023. Sta riscuotendo un grande successo in tutto il mondo.
Oppure Vive le cinéma ha voluto raccontare, con il documentario Notre corps di Claire Simon (2023, 168’) una delicata indagine sul corpo e sui suoi significati sociali e culturali, sul suo rapporto con l’interiorità.
Ma le donne non sono state rappresentate solo come corpi come ci racconta il suggestivo corto Maria Schneider 1983 di Elisabeth Subrin (2022, 24’). Il corto vede la partecipazione di Aïssa Maïga, già ospite speciale di Vive le cinéma. L’opera, non a caso, è stata premiata come Miglior cortometraggio documentario ai César 2023. Questa proiezione potrei definirla una delle migliori e delle più intense di tutte e cinque le serate: nel 1983, Maria Schneider rilascia un’intervista per il programma televisivo Cinéma Cinémas, ma la conversazione prende una svolta inaspettata quando lei sfida le pratiche dell’industria cinematografica e le viene chiesto di parlare del
controverso film Ultimo tango a Parigi (1972).
La musica ci ha distratto la seconda sera con il corto Partir un jour di Amélie Bonnin, (2021, 25’) con Juliette Armanet, nota cantautrice francese. La narrazione “suona” una partenza per ritornare a casa e una
partenza per allontanarsi da essa. Il viaggio è al centro anche del lungometraggio L’été dernier di Catherine Breillat (2023, 104’) presentato in concorso a Cannes 2023, arriva a Lecce in anteprima italiana. Theo tornerà a casa dal padre Pierre per affrontare un seducente viaggio interiore insieme ad Anne, seconda moglie di Pierre.
Infine, il lungometraggio che strizza l’occhio agli studenti universitari, presenti poiché hanno collaborato minuziosamente per la messa in scena di Vive le cinéma: Le théorème de Marguerite di Anna Novion (2023, 112’) presentato a Lecce in anteprima italiana. Marguerite, brillante studentessa di Matematica all’ENS, sta terminando una tesi che dovrà presentare davanti a un pubblico di ricercatori. Nel grande giorno, un errore scuote tutte le sue certezze e Marguerite decide di lasciare tutto per ricominciare.
Quest’anno al Teatro Paisiello, il festival ha parlato a tutti indistintamente, di ogni tematica sociale, per emozionare ogni sera con proiezioni francesi di grande qualità. Che il festival abbia voluto insediare una miccia per un nostro futuro cambiamento? In effetti la video performance di Romina De Novellis, The Last Supper – La céne, in questo è stata chiara: bisogna lottare contro la violenza di qualsiasi genere essa sia, dobbiamo scappare per essere liberi e bisogna tornare per apportare un cambiamento.
Vive le cinéma, ancora una volta, voleva impegnarsi per i diritti civili e forse quest’anno ci è riuscito in maniera ammirevole.