Lei aveva troppo di lui addosso, sui vestiti, fra i capelli, fra i rimorsi. Lui aveva così poco di lei addosso, che si sentiva mancare il respiro. Schivava la felicità come si schiva un pallone quando si è incapaci a giocare. Contava la vita rimuginando fra i suoi “e se…”
Aveva paura di restare sospeso fra un bacio e l’altro, di cullarsi troppo nella dolcezza di uno sguardo, di apparire vano nelle parole che pronunciava. Riusciva solo a dubitare della sincerità di ogni cosa. Così, i piccoli pezzi d’amore che lei gli lasciava, per lui duravano il tempo di un sorriso, di una carezza un po’ intima, dello scivolare veloce di una goccia di gelato sulla canotta d’estate. Camminava a mani vuote accanto a lei. Odiava vivere nell’illusione; forse era ferito, forse no. Forse era fatto così. Forse, in fondo, non sapeva cosa fosse la felicità.
Non amava chi lo amava, le chiedeva sempre “come puoi amarmi?”.
Pensava spesso a come sarebbe potuto essere se solo fosse stato diverso, se solo avesse meritato ciò che aveva. Rincorreva l’idea di poterla amare, poi perdeva fiato ed era costretto a cercare una finestra, in mezzo alla strada, per respirare di più. Soffriva all’idea di doverla lasciar andare. Giocava a saltelli tra l’una e l’altra cosa, come quando da piccolo si impegnava a evitare le mattonelle nere del supermercato per calpestare solo quelle bianche.
Non riusciva a concepire lo scorrere veloce del tempo, più tempo passava, più lei lo amava, più tempo passava, più lei soffriva.
Lasciava accadere gli eventi, lasciava cadere occasioni come mozziconi finiti buttati per terra. Si crogiolava nella solitudine senza riuscire a condividerla, pensando “chissà cosa succederebbe se solo provassi ad amarla…”
Avrebbe voluto dirle molte cose, ma si limitava a scacciare via i pensieri come mosche fastidiose. Tornava a rifugiarsi nei fili ingarbugiati dei suoi fragili contorni, tra i pensieri intermittenti, tra i ridicoli dubbi, quelli che tappavano le lacune del suo essere al mondo.
Forse andava bene così, forse no, lui non lo sapeva.
Lei aveva così tanto di lui addosso che quasi pareva confondersi con la sua pelle. Lui aveva così poco di lei addosso che non riusciva ad amare niente, nemmeno sé stesso.