Quando stare attenti alle parole servirebbe

Colgo l’opportunità che ParolAperta offre di poter esprimere più punti di vista anche su uno stesso tema, aggiungendo qualche considerazione in merito all’articolo in riferimento al caso Cospito, anarchico detenuto al 41bis in sciopero della fame, pubblicato in data 9 Febbraio. Non si tratta di un intervento di critica, tantomeno di una risposta all’articolo precedente, che presenta un’analisi estremamente limpida del tema trattato. Intendo solo aggiungere due considerazioni.
La prima è che nell’articolo si mette in luce il legittimo dubbio che la misura del 41bis possa essere sproporzionata nello specifico riferimento al caso di Alfredo Cospito. Ma chi negli scorsi giorni ha manifestato a seguito di questo dibattito, non l’ha fatto tanto per richiedere la revoca del 41bis di Cospito, quanto per chiedere che l’istituto venga rimosso proprio per tutti, esattamente come dichiarato da Cospito stesso: “voglio che venga cancellato il 41-bis per tutti”. Innanzitutto, per ciò che riguarda il metodo, sono troppi gli episodi in cui si sta manifestando in modo violento, perpetrando minacce di morte e attentati alle sedi diplomatiche italiane, in perfetto stile anarchico. Per cui, a differenza dell’autore dell’articolo, non ritengo si stia facendo alcuna “assurda retorica contro i manifestanti”. Nel merito non sono d’accordo sul tema dell’abolizione del 41bis per tutti: un obiettivo che condividono sia gli anarchici (come Cospito) in piena coerenza con la loro idea di annullamento dello Stato, che i mafiosi, che tra l’altro pare lo abbiano esortato a portare avanti la battaglia. E se questo regime dà così fastidio a camorristi, ndranghetisti, responsabili di stragi e omicidi efferati, direi che allora rappresenta ancora un utile strumento di lotta alla criminalità organizzata. Per cui, giusto discutere dell’opportunità dell’applicazione del 41bis a Cospito, – e, infatti, se ne discuterà prossimamente in Cassazione – molto meno giusto ciò che chi manifesta auspica, cioè l’abolizione di un regime che rappresenta un efficace strumento di prevenzione e un deterrente allo strapotere dei boss; uno strumento che permette di interrompere i rapporti di capi mafia e terroristi con l’esterno, per impedire che l’organizzazione criminale possa continuare ad avere una guida. Così come ritengo profondamente sbagliato manifestare con lo slogan “Alfredo libero”: slogan scritto sui muri delle città che appare anche nel carosello di immagini correlato all’articolo cui faccio riferimento. Non vorrei che nella cosiddetta “bagarre mediatica” ci si dimenticasse che Cospito (già arrestato nel 1991 e graziato dal Presidente della Repubblica, ancora una volta in seguito ad uno sciopero della fame) appena uscito dal carcere piazzò due ordigni fuori da una caserma e ferì un uomo a colpi di arma da fuoco. Dunque, un soggetto senza scrupoli, responsabile di aver tentato una strage politica, che merita senz’altro di scontare una pena per i crimini commessi negli anni. Per cui, anche su questo, giusto discutere circa l’opportunità dell’applicazione del 41bis – e se ne discuterà – molto meno giusti gli auspici di chi manifesta al grido “Alfredo libero”.
Il secondo punto riguarda il video tratto dall’intervista a “L’aria che tira”, andata in onda su La7, di un “giovane occupante” della Sapienza – così definito dall’articolo già pubblicato su ParolAperta – interrotto dalla conduttrice Merlino, che suggerisce al ragazzo una maggiore attenzione nel misurare le sue parole. La sua azione, nel precedente articolo, è stata giudicata come un’insipienza dettata “dal più becero dei paternalismi”. Personalmente, ritengo sacrosanto l’intervento di Myrta Merlino (per la quale non nutro alcuna simpatia) nei confronti del manifestante del video in questione. All’ingresso della facoltà di Lettere e all’interno della sede, infatti, questi “giovani occupanti” hanno affisso manifesti – vedi quelli che appaiono alle spalle dell’intervistato – che ritraggono alte cariche dello Stato, tra i quali il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con la scritta “chi sono gli assassini di Alfredo Cospito”. Ma le persone individuate come “assassini” hanno ben poca responsabilità, posto che la definitiva decisione sull’eventualità della revoca del 41bis è presa solo dopo il parere della Magistratura – segnatamente della Corte di Cassazione che ha avuto la premura di anticipare l’udienza dal 20 Aprile al 7 di Marzo e poi di nuovo al 24 di Febbraio – e un’intervento del Governo precedente a questo parere rappresenterebbe una grave interferenza del potere esecutivo su quello giudiziario, data l’autonomia della Magistratura. Quindi il manifesto mostrato dal ragazzo in quell’intervista è già sbagliato dal punto di vista tecnico. Dopodiché, date le pubbliche dichiarazioni di anarchici che, tra violenza e attentati, sottolineano: “Noi colpiremo con le armi chi dovesse essere mandante della morte di Cospito”, evidenzio quanto sia irresponsabile, per chi – come il “giovane occupante” – manifesta, individuare immotivatamente come assassini le più alte cariche dello Stato. La messa sotto scorta di esponenti politici e del Governo nelle scorse ore rappresenta il quadro della situazione ed è una sconfitta di tutti. Per cui, l’esortazione di Myrta Merlino a una maggiore prudenza è tutt’altro che “becero paternalismo”, ma evidenzia l’opportunità di mantenere un atteggiamento responsabile in situazioni delicate come questa. Per cui ben venga l’attivismo giovanile, ben venga la protesta, – anche dura – purché non sfoci in un’ingiustificata violenza.

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