La normalità non esiste. E’ un concetto moderno e privilegiato.
Il concetto di normalità non è mai stato accostato alle persone fino al 1800, ovvero non era un termine che indicava caratteristiche umane.
Normale era un termine matematico che indicava un angolo retto. Cosa successe?
La Statistica
Con la crescente popolarità della statica in Europa e Nord America, comincio a veicolare l’idea di “media standard” per l’aspetto fisico, i comportamenti, il carattere e le reazioni emotive, così come gli orientamenti sessuali…
L’angolo normale è retto, in quanto sottende una regolarità che lo rende affidabile e rigoroso.
La persona normale, sarebbe dunque retta: quindi degna di fiducia.
Il Colonialismo
I paesi europei che entrarono in contatto con popolazioni molto diverse da loro, tecnologicamente meno avanzate, gli assoggettarono.
Si pensò bene dunque di difinire uno standard di normalità che vedesse l’occidentale istruito, industrializzato, borghese come pietra di paragone per tutti gli altri.
Eppure le società occidentali, istruite, borghese ed industrializzate, magari anche democratiche, rappresentano solo il 12% della popolazione mondiale.
Eppure sono il 96% dei soggetti studiati in psicologia e l’80% in medicina.
La normalità delle emozioni è un concetto talmente labile: è normale essere estremamente sensibili? E’ più normale essere calmo e razionale?
In una cultura e in un contesto diverso, nel 1700, un’elevata sensibilità era indice di buon carattere e ottima istruzione.
Gli europei ricchi, colti e potenti aspiravano ad essere “uomini di sentimento”. Infatti l’opera più acclamata dell’epoca fu “I dolori del giovane Werther” dove il protagonista si strugge d’amore fino a giungere al suicidio.
Ma il secolo successivo, qualcosa cambiò…