Da Nord a Sud Italia le nuove Alfa Romeo Tonale, in dotazione alle forze dell’ordine, non fanno fatica a ribaltarsi, mettendo a rischio le vite degli agenti a bordo e quelle dei cittadini. Abbiamo sentito un agente in servizio nella Squadra Volante della Polizia, capendo si tratti di auto inabili alle esigenze preposte. Dagli organi apicali, tutto tace
Si sa, i tempi delle Alfa Giulia degli anni ’60 sono finiti da un pezzo. Le storiche firme di Bertone e Pininfarina non accompagnano più – com’è naturale che sia – i disegni delle ultime Alfa Romeo, il biscione nato nel 1910 a Milano ma che, ad oggi, di Italiano non ha più niente (ricordiamo la polemica tra Governo e Alfa con la sua “Milano” denominata poi “Junior”). Lo storico marchio automobilistico, infatti, dapprima fu venduto agli americani (Chrysler, nel 2014) poi ai Paesi bassi nel 2021 (Stellantis).
Gestione aziendale a parte, all’interno delle forze dell’ordine si è sempre guardato con un certo occhio indispettito – e per certi versi malinconico – nei confronti delle auto straniere. “Possibile che di tante auto italiane dobbiamo prendere quelle da fuori?”, è la domanda che appartenenti alle FFOO, così come cittadini-spettatori, si sono posti negli anni. Ed effettivamente, in Germania, nei Paesi Bassi, in Spagna, difficilmente vedremo delle Fiat Punto in mano alla Polizia, quanto – rispettivamente – BMW, Volvo e Seat.
Ma, ahinoi, anche questo “si sa”, e l’Italia è sempre in grado di distinguersi: nel bene e nel male.
Alfa Romeo però, in accordo con il Ministero dell’interno, una svolta di italianità la vuole dare. Dopo anni di Seat e Jeep, Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza ricevono le ultime Alfa Giulia e, di recente, le nuove Alfa Tonale. Il problema, paradossalmente, risiede proprio qui.
E’ da Torino, così come da Pordenone, che nasce l’impulso per questo articolo, vedendo le immagini delle Alfa Tonale ribaltate con una facilità disarmante. Da qui, l’intento di fare chiarezza e sentire un appartenente alle forze dell’ordine, precisamente un poliziotto della Squadra Volante in operazioni di controllo del territorio, il quale – per ragioni di riservatezza – rimarrà in anonimato.
«Ultimamente, in Polizia, regna la confusione più totale. Ho visto le immagini da Torino e Palermo, non ho idea di come i colleghi abbiano fatto ad uscirne vivi» esordisce circa le foto che vi condividiamo qui sotto.
«Stiamo assistendo ad una gestione che ha veramente del ridicolo. In Squadra Volante, com’è logico che sia, per assicurare la corretta esecuzione degli inseguimenti si necessita di un’autovettura stabile, aereodinamica e in grado di farci raggiungere in tempi comprensibili il soggetto ricalcitrante. Invece, da ultime disposizioni interne, hanno inviato delle Peugeot 208, che sostituiranno le Punto, solo per Servizi di Ordine Pubblico, dunque si tratta di auto che non hanno l’allestimento specializzato per trattenere, ad esempio, l’arrestato nei sedili posteriori; sono auto per certi versi normali ma che sarebbero utili, per la loro compattezza e stabilità su strada, al reparto Volante. Da noi, invece, arrivano le Tonale, incapaci di mantenere l’assetto sull’asfalto alla minima sterzata in velocità». Continua l’Agente in servizio.
Oltre le ragioni gestionali di fondo, sembrerebbe – allora – difficile capire il motivo per il quale ci si ostini a conferire automobili del genere ad un reparto così delicato: «Polizia? Ormai più forma e meno sostanza. Amo il mio lavoro, amo questo corpo, ma a livello dirigenziale è chiaro che si stia dando maggiore rilevanza alla “rappresentatività”, allo stare fermi lì in un punto, ben vestiti e con macchine belle da vedere, che rappresentino il lato estetico del nostro Paese» e continua «Sia chiaro, non è sbagliato mantenere decoro e un certo profilo; noi rappresentiamo, a tutti gli effetti, lo Stato. Il problema risiede quando ti ritrovi con macchine inabili alle esigenze alle quali dobbiamo rispondere. Solo qui, dove lavoro io, se ne sono ribaltate 3 nelle ultime due settimane. Succede anche ai Carabinieri, come il caso di Pordenone»
Sono chiare, insomma, le dinamiche che attanagliano un corpo di per sé già ricco di problematiche da fronteggiare. Confidiamo nelle sigle sindacali di riferimento e, magari, in una presa di posizione da parte del Ministero utile a garantire la sicurezza sul posto di lavoro per le nostre donne e uomini in divisa. Non basta ringraziare loro all’apertura dei comizi, quanto farsi carico delle problematiche che emergono e offrirne una soluzione tempestiva. La politica è il saper amministrare. Diversamente, perdiamo serietà. E, senza serietà, ci “ribaltiamo” un po’ tutti.