Perdendomi, ho ritrovato

Caro tu che leggerai,
sarà un articolo diverso dal solito, scritto così, di getto. In realtà non è neanche definibile articolo, quanto racconto. O forse sfogo. O forse semplice pensiero.

Scrivo e ho scritto su molti spazi sul web. Sono nato con lo sport, scrivendo di pallacanestro. Sto crescendo incazzandomi di politica e attualità. ParolAperta, però, è l’unico portale – e sarà così per tanto, tanto tempo ancora – in grado di accogliere ogni forma di espressione. ParolAperta non ti “standardizza”, non pone scalette, programmi. Non determina un bel niente, se non una pianificazione basilare per non eccedere nell’anarchia. È per questo motivo che mi ritrovo qui, alle 19:57, a sbattere le dita sulla tastiera del computer facendole vagare senza una meta ben precisa.

Il punto è proprio qua, ed è la causa che mi ha portato – paradossalmente – a scrivere di qualcosa, pensando che ciò possa essere di spunto o di semplice ritrovamento in quello che enuncerò, rivolto ai miei coetanei, la categoria dei famigerati “millenials”. Si, proprio quelli sfaticati che non capiscono il valore della fatica permettendosi di rifiutare quei succulenti contratti (?) di lavoro a tempo determinato da 400€ mensili per 14 ore di servizi, senza assicurazioni e senza contributi. Ma questa è un’altra storia, che vi racconterò in un altro pezzo.

Ho già detto che non ho la più pallida idea di cosa stia scrivendo? No? Bene, non ho la più pallida idea di cosa stia scrivendo. Ne vorrete sapere, giustamente, il perché. Posso scegliere se vedere ciò che sto vivendo in maniera positiva o negativa: positivamente, credo di essere in una fase di transizione nella quale abbandono congetture passate per abbracciarne di nuove e stabili; negativamente, le congetture che abbandono non trovano sostituzione con alcuna di altro tipo. Ma non ho ancora esplicato il motivo, probabilmente tergiversando in maniera istintiva (ve l’ho detto che è tutto di getto).

Siamo nel 2022, e fin qui tutto regolare. Nel 2022, però, mi sembra di rinvenire ciò che credo accomuni un po’ tutti noi giovani, ma anche i più “adulti”: la carenza estrema di stimoli. Caparezza diceva “il futuro non è più quello di una volta”, io dico che “il futuro” a tratti sembra per noi inconcepibile. “Si ma te lo costruisci tu”, “se vuoi e lavori duro arrivi ovunque tu voglia”, sono alcune delle frasi che mi sento dire, che ci sentiamo dire e che, non lo nascondo, fino a qualche tempo fa ripetevo a chi mi poneva un discorso simile a quello che sto battendo ora. Devo, però, ahimè ricredermi. Non è vero. Non è vero che semplicemente mettendo la testa sopra i libri diventeremo donne e uomini lavorativamente di successo. Anzi, il più delle volte ci si ritrova con un pezzo di carta, uguale a tutti gli altri, e raramente con un plus distintivo. Non è vero, poi, che “se vuoi puoi”, perché spesso è proprio perché vuoi che non puoi, in quanto – per un motivo o per un altro – vieni ostacolato, sorpassato da chi ha un cognome più ascoltato, da chi vive alla giornata e non può vedersi intralciato da un ragazzetto che gli stravolgerebbe i piani ma che, per gli altri, potrebbe invece rendere le cose migliori.

Probabilmente è uno dei principi della burocrazia, o semplicemente della gerarchia del potere. Ma è così: partendo dal pesce piccolo, arrivi allo squalo, al peschereccio, a tutta la catena della pesca e ai signori che né controllano la raccolta, la vendita e la distribuzione. Guai, però, se il pesce piccolo entra per qualche arcano motivo tra i banchi della via intermedia. Lì, beh, è tagliato via.
È questo uno dei punti che mi fa riflettere. E di esempi ne ho alcuni, due – per la precisione – che riporterò dall’attualità. Il primo riguarda il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, oggi bocciato come Procuratore Nazionale Antimafia dal CSM preferendo Giovanni Melillo, già capo di gabinetto del ministro della giustizia Orlando. Curriculum ad ogni modo invidiabile, Melillo è però il terzo candidato napoletano ai vertici della procura nazionale antimafia, con esperienze di contrasto nei confronti della Camorra quando oggi è la ‘Ndrangheta a regnare in Europa e nel mondo. Gratteri che, già attaccato dai media, ora bocciato finirà nuovamente per essere isolato nella lotta al fenomeno mafioso.
L’altro esempio riguarda proprio i media, gli stessi che orientano l’informazione. E’ difatti calata di undici posti l’Italia, nella lista del World Press Freedom Index 2022, arrivando 58esima in tema di libertà di stampa. Sugli argomenti politici, sociali e giuridici, la penisola italica risulta essere notevolmente calata per discussione, analisi e divulgazione. Insomma, di diritto, persone e politica i giornalisti italiani non hanno più interesse a discuterne come prima. E qualora l’avessero, questo viene interrotto(vedi Alessandro Orsini mandato via dalla RAI o il giornalista di Repubblica Torino licenziato dopo 20 anni di servizio).

Di eventi simili ne avvengono ogni giorno, e se pensate non sia in qualche modo opprimente e deleterio, beh, cari lettori, c’è un problema di fondo.
Dovremmo, pertanto, inserirci nel grande marasma dello sviluppo (?) contemporaneo, entrando nella catena di montaggio insieme a Charlie Chaplin per poi uscirne un’unica cosa: mediocri. Si vuole, così, una lunghissima “notte in cui tutte le vacche sono nere”, parafrasando Hegel. Essere al proprio posto, è l’ordine del ventunesimo secolo, un comando più forte di quanto lo fosse negli anni precedenti. E sembra tutto destinato ad essere così, abbattendo la meritevolezza, l’entusiasmo, la grinta e la voglia di scoprire.
 
Viviamo in un mondo difficile, in un Paese che di problemi ne ha e non pochi. È vero. Saremo ostacolati, abbattuti, “senza futuro”. Eppure è un eterno ritorno dell’uguale che va necessariamente interrotto. Dobbiamo riavviare – così come accennato in un post promozionale di ParolAperta – il ponte generazionale, estirpando il male della vecchia e creando del bene in una nuova. È motivo di orgoglio, vedetela così: volontà di non darla vinta. Forse è carattere, o solo euforia del momento. Qualunque cosa sia, è comunque constato che al mio posto non so starci. Soprattutto se mi viene imposto di sedermi; se voglio farlo, deve essere perché ho le gambe stanche reduci da battaglie, pianti, soddisfazioni, vittorie.

Mi viene quasi voglia di cancellare tutto quanto scritto. Sembra di essermi posto quesiti, problemi, che ho sgomitolato andando avanti nel racconto, specie giungendo alle conclusioni del paragrafo precedente a questo.

Ma lascio tutto così com’è, e se va bene può darsi anche lo leggiate.

Voglio che sia una spinta, una carica a chi ha avuto, vive e avrà momenti o periodi “no” come quello che ho descritto in questo pezzo all’inizio, per colpa di una fase storica tragica.
 
Non sapevo cosa scrivere. Ora lo so, perché anche se “non ho proprio niente da dire”, “voglio dirlo lo stesso”. Altra semicit.

A presto. E diamoci una mossa

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