Ultimamente in vista del tanto atteso Black Friday mi sono comparse numerose pubblicità sui social di vestiti, smartphone, televisori, abbonamenti e soprattutto di rette di università private telematiche scontate al 50%.
Un affare! Si potrebbe pensare, dopotutto nel mondo del mercato qual’è la differenza tra un cappotto,un maglione, un tablet o una retta universitaria? Sono tutti prodotti che hanno una forte domanda e si sa come un cappotto alla moda in un gelido inverno, una laurea al giorno d’oggi è fondamentale per fare carriera o almeno per avere un posto fisso statale. Dove ci sta grande domanda di un prodotto o servizio le imprese giustamente lanciano le loro proposte ai consumatori, fin qui tutto regolare, è il gioco dell’economia ed è giusto così. Però stiamo attenti a considerare semplici prodotti di largo consumo servizi essenziali e di pubblico interesse come l’istruzione universitaria, soprattutto in un paese con una media di laureati tra le più basse d’Europa, con tanti brillanti cervelli in fuga all’estero, i dottorandi sottopagati e demotivati e molte strutture accademiche ormai obsolete. Non posso che osservare con tristezza vedere l’università trasformata in un mercato al ribasso, dove il titolo di studio è ridotto a un semplice requisito da curriculum per accedere a concorsi pubblici e scatti di carriera. È proprio questo il problema più grande, il fatto che molti dei laureati in queste università telematiche, che già in passate inchieste hanno dimostrato di non avere programmi di studio e modalità d’esame adatti, andranno a ricoprire ruoli negli enti della pubblica amministrazione, gli stessi enti che al contrario necessitano di personale qualificato e competente.
Tutto questo non vuol dire che non va garantita a chi necessita per motivi di lavoro, famiglia o salute il sacrosanto diritto all’università, ma non tramite la svendita di rette e programmi ingiustamente semplificati. Ancora peggio quando a essere obiettivi di queste università telematiche sono i giovani neodiplomati che eccetto casi particolari potrebbero tranquillamente immatricolarsi nelle università tradizionali anche a costi minori.
Quale sarebbe la soluzione allora? Personalmente ritengo che sia dovere e interesse dello Stato garantire l’istruzione universitaria a tutti i suoi cittadini tramite l’istituzione di sezioni telematiche delle università pubbliche che a costi minori e con maggiore qualità possono formare gli studenti di tutte le età e con tutte le varie incombenze lavorative e familiari.
Attenzione, la mia non è una proposta ultrastatalista contro l’impresa privata, io stesso ho deciso di studiare in un’università privata tradizionale, ma sul più strategico dei settori un paese non può consentire errori.
Non possiamo permetterci di sminuire il valore dell’istruzione, colonna portante della nostra società, probabilmente la miglior arma contro tante problematiche sociali.