Che strano pensare che una mattina ti svegli e sei dall’altra parte del Mondo. Un momento prima sei nel tuo letto, la testa posata sul cuscino, guardi il soffitto, chiudi gli occhi. Li riapri, e sei dall’altra parte del Mondo. Ma cosa vuol dire essere dall’altra parte del Mondo? Ognuno di noi la può immaginare come crede, più o meno diversa da dove si trova in questo momento, ma come si fa a capire quando si è dall’altra parte del Mondo? Partiamo dall’inizio. In questo momento mi trovo a Buenos Aires, in Argentina, e rimarrò qui per tre mesi. Prima di partire non avevo minimamente idea di quello che avrei trovato una volta atterrata qui, non mi sono voluta informare, non ho voluto vedere foto, non ho voluto sentire le testimonianze di chi ci è già stato. Quando sono arrivata, ero letteralmente un vulcano di emozioni.
La felicità, quella di iniziare questa avventura.
La paura, quella di non essere all’altezza di una situazione che forse, solo una volta arrivata, ho visto essere più grande di me.
La tristezza, quella di essere così lontana da tutto ciò che amo. Si dimenticheranno di me? Mancherò a loro tanto quanto loro a me? Quante cose mi perderò mentre sarò fuori?
La curiosità, quella che mi fa desiderare di scoprire, in soli tre mesi, tutto ciò che questa città ha da offrirmi.
L’ansia, quella di dovermi adeguare ad una realtà così tanto diversa rispetto a quella da cui provengo io; ma quanto diversa? D’altronde, io cosa ne posso sapere di quale sia la realtà dall’altra parte del Mondo?
Questo turbine di emozioni fa confusione nella mia testa, non lo riesco a controllare, o forse è che non voglio. Provare emozioni forti è quello che ci rende vivi, perché mai dovrei voler smettere di essere viva.
Forse perché sono dall’altra parte del Mondo?
Insieme a questa nuvola ingarbugliata di pensieri, che mi seguiva e che mi segue tuttora in ogni cosa che faccio, inizio la vita dall’altra parte del Mondo. Che strano pensare che anche qui possa esserci una routine, una quotidianità scandita di cose da fare. Eche ridere pensare che sono le stesse cose da fare che avrei potuto e dovuto fare ovunque, in qualsiasi parte del Mondo.
Perché in tutte le parti del Mondo bisogna lavorare se si vuole guadagnare, bisogna fare la spesa se si vuole mangiare, bisogna pulire la casa se si vuole vivere in un ambiente curato, bisogna dormire se non si vuole essere stanchi il giorno dopo, bisogna trovare persone ed intrattenere relazioni sociali se non si vuole rimanere soli, bisogna piangere se ci si vuole sentire meglio, bisogna ridere se si vuole prendere con leggerezza la vita, bisogna amare se ci si vuole sentire amati, bisogna mantenere i contatti se non si vuole essere dimenticati. E così per tutto il resto delle cose.
Ma allora io continuo a chiedermi, che cosa c’è di diverso che mi fa dire che qui siamo dall’altra parte del Mondo?
Tutte le mattine mi sveglio, la testa posata sul cuscino, guardo il soffitto, chiudo gli occhi. Li riapro, sono dall’altra parte del Mondo e non me ne sto rendendo conto. E forse non me ne sto rendendo conto perché non c’è nulla che davvero mi può far dire di essere dall’altra parte del Mondo, perché non sono una cartina geografica o un mappamondo che possono davvero dirmi, se non da un punto di vista esclusivamente materiale e pragmatico, che sono dall’altra parte del Mondo.
Quando sono arrivata qui, ormai più di un mese fa, pensavo di trovare una realtà molto diversa rispetto a quella da cui provengo. Sono così lontana da casa, dalla mia famiglia, dai miei amici, dalla mia bellissima Roma. Eppure qui io non provo nulla di così diverso da quello che ho provato in passato in altri luoghi e che, in futuro, proverò in altrettanti altri.
Quello che sto imparando a capire, è che siamo noi a decidere quando siamo dall’altra parte del Mondo. Non una cartina geografica né un mappamondo, siamo noi che scegliamo di credere che la distanza fisica possa influenzare il nostro modo di vivere in un posto così lontano. Qui in Argentina c’è storia, c’è cultura, c’è tradizione. E così come qui, anche in tante altre parti del Mondo. Ma sono io che scelgo di vivere questo Mondo come se fosse già il mio Mondo, sono io che scelgo di non fare distinzioni e di includere quello che vedo e sperimento qui in un qualcosa di più grande, di unito, unitario.
Ma ora che penso a tutto questo, che scelgo di credere che questa possa essere una chiave di lettura razionale, che si applica in tutti i luoghi del Mondo, e non certo solo qui in Argentina, mi viene da chiedermi: se è vero che fa tutto parte di un qualcosa di unico, perché ci sono così tante differenze nel Mondo? E non serve arrivare così lontano, basta andare a pochi chilometri dai nostri confini.
Guerre, carestie, discriminazioni, povertà, fame, paura. Perché questo succede solo in alcune parti del Mondo, se è vero che viviamo in un unicum? Se è vero che siamo “tutti sulla stessa barca”, è mai possibile che solo una parte di questa barca stia affondando?
E poi mi dico, aspetta un attimo. Qui è tutta la barca che affonda.
Perché mi chiedo, chi sta peggio tra il povero ragazzo che è costretto a scappare dal proprio Paese perché lì non c’è futuro, ed il ragazzo che invece ha tutto e scegli di scacciare chi è diverso da lui? Chi tra la madre che cammina ore sotto al sole cocente per raschiare un po’ di acqua sul fondo di un pozzo per i propri figli, e la madre che i propri figli non li guarda neanche più in volto? Chi tra un bambino che, tutti i giorni, rischia la vita per andare a scuola, ed un bambino che mette il termometro sul termosifone pur di non andarci?
Non esiste l’altra parte del Mondo. Esiste un Mondo, e questo Mondo sta prendendo una direzione che non è quella giusta.
C’è troppo odio, troppa cattiveria, troppa sete di potere. C’è troppa indifferenza.
Non c’è distanza che tenga, tutti abbiamo gli stessi problemi, e tutti stiamo cercando di non risolverli, e questo capita anche qui, mentre sono dall’altra parte del Mondo, e mi rendo conto che non c’è nulla di diverso, nulla che mi faccia sentire questa distanza. Ma alla fine io che posso farci, forse bisogna iniziare a credere a chi dice che le cose non possono cambiare.
Allora continuo la mia vita, continuo la mia routine e la mia quotidianità fingendo che qui le cose vanno così perché sono dall’altra parte del Mondo, e che lontano da qui le cose sono diverse e si aggiusteranno da sole.
Ogni sera mi metto nel mio letto, la testa posata sul cuscino, guardo il soffitto, chiudo gli occhi. Li riapro, e penso: sono dall’altra parte del Mondo. E lo devo ripetere, lo devo ripetere ogni giorno fino a quando non riuscirò a convincermi che, per davvero, sia così.