Se chiedessimo a 10 persone differenti cos’è per loro l’amore avremmo altrettante dieci risposte differenti.
Se potessimo chiederlo ai 7 miliardi di persone presenti sulla Terra, anche in quel caso avremmo diverse risposte in base a quanti sono gli individui.
Eppure, siamo tutti d’accordo che proviamo emozioni e sensazioni che per ogni cultura, anche se differente, associamo al concetto di “amore”.
Quindi perché diverse risposte, ma un unico concetto?
Cosa dice la scienza
La biologia della scienza, in particolar modo, l’antropologa Helen Fisher parla di desiderio, attrazione e attaccamento.
L’amore, o meglio, l’amore romantico, è questione di chimica.
L’ipotalamo dà lo start a tutto, è la centralina del nostro cervello, questo ci lega all’altro e lo desidera, fino a quando poi il desiderio diviene attrazione, una trasformazione che provoca in noi il voler essere ricompensati.
Entrano in gioco la dopamina quando siamo attratti e l’ossitocina, nel momento in cui si sviluppa un attaccamento all’altra persona e ci innamoriamo.
Il sistema di ricompensa ci permette di focalizzare tutte le nostre energie verso quella persona, si sviluppa un’ossessione.
L’amore non è un’emozione, è un driver, una guida. Ci focalizziamo solo su ciò che percepiamo di positivo della persona, abbiamo la necessità di stare sempre di più con lei, la pensiamo costantemente e scegliamo quella persona.
Abbandonando ogni meccanismo biologico e prettamente chimico, siamo tutti consapevoli che l’amore che proviamo, che abbiamo provato o che ci sentiamo raccontare è qualcosa che non ci permette di pensare lucidamente, se non alla stessa persona continuamente.
Veniamo schiacciati dai pensieri e dalle sensazioni di adrenalina e di eccitazione, come se fossimo un tubetto di dentifricio, questo prova ad uscire, ma fa fatica a trovare la strada… eppure, sembra tutto così positivo e così inteso, ma l’essere umano tradisce.
Io parlerei di necessità di tradimento. Il tradimento è una conseguenza legata al meccanismo di attaccamento e al sistema di ricompensa.
Perché? L’amore è come la cocaina, produce dopamina e ossitocina; quindi, quando risultiamo essere persone che non sono soddisfatte della loro vita romantica, pur di ottenere egoisticamente queste sensazioni, ci attiviamo per ricercarle in altre persone. Possiamo chiamarlo quindi secondo voi chiamarlo amore? Oppure egoismo romantico?
Il sociologo Bauman ci parla di “amore liquido”, egli analizza le relazioni umane nell’era contemporanea e associa il sentimento amoroso al concetto di “liquidità” riferendosi alla natura fluida e instabile delle relazioni moderne.
Il tradimento, quindi in un’ottica critica sociale viene da lui ricondotto alla fragilità e alla superficialità delle relazioni. Il concetto di impegno a lungo termine è meno solido rispetto al passato.
Cos’è, quindi, l’amore?
Io non riesco a spiegarlo, posso parlarvi di teorie, di visioni del mondo e della società. Il mio pensiero si rifà un po’ alla composizione dell’acqua, questa si adatta a seconda dei diversi contenitori e delle diverse condizioni climatiche.
A volte mi trovo a pensare che l’amore sia struggimento, i grandi cantanti sono esplosi con le loro migliori canzoni quando l’amore lo raccontavano come dolore, Adele diceva “To be loved and love at the highest count means to lose all the things I can’t live without “ (“Essere amati e amare al conteggio più alto significa perdere tutte le cose senza le quali non posso vivere”).
Scendere ,quindi, a patti con il proprio ego e rinunciare a se stessi per l’altro.
Eppure, altre volte invece, mi trovo a pensare l’amore come totale unione e abbandono all’altro, io come persona abbraccio e mi dono a te, senza rinunciare a me stesso, senza chiederti nulla in cambio.
Tuttavia allontanandoci da quello che in prima persona viviamo o abbiamo vissuto, mi rendo conto con una prospettiva più oggettiva che ciò che ascoltiamo dagli altri e ciò che vivono in realtà è molto più legato al dolore e alla sofferenza.
Quindi, ancora una volta, vi chiedo, cos’è l’amore?
Per Bauman le persone confondono l’amore con la ricerca costante di nuove esperienze e gratificazioni immediate.
L’antropologa Fisher invece conclude i suoi numerosi interventi sull’innamoramento in un’ottica poetica.
Io non riesco a dare una risposta, siamo acqua, a volte scardiniamo i confini, altre volte in alcune situazioni evaporiamo e cambiamo forma.
Forse dare un nome a sensazioni e situazioni come queste non è di aiuto, o forse si.
In ogni caso, ci tengo a ricordare che il rispetto è il pilastro di ogni relazione. Sii rispettoso e ama (oppure no) come vuoi e chi vuoi.
Per approfondire:
qui uno dei TedX di Fisher: https://www.ted.com/talks/helen_fisher_the_brain_in_love/transcript?language=it
qui un’intervista a Bauman: https://www.youtube.com/watch?v=xcqsXbWEVJA
Sara Tizzano
Una risposta
Leggere il tuo articolo è come essere in un ottovolante emotivo, da uno zoom sulla scienza dell’amore fino alle riflessioni più filosofiche e personali. Mi piace un sacco come hai mescolato insieme la biologia con le osservazioni culturali e sociali.
Parliamo di Helen Fisher e la sua visione quasi meccanica dell’amore, poi zac, ci butti dentro Bauman con il suo amore liquido che ci fa riflettere su quanto siano fragili e effimere le nostre relazioni oggi giorno. E proprio quando penso che l’hai chiusa lì, ecco che arriva il colpo di scena con il tuo personale tuffo nelle acque dell’amore, cercando di capire se è più struggimento o unione. Mi piace che non cerchi di dare una risposta definitiva, ma apri il dialogo con chi legge.
E poi, quella citazione di Adele che mi ha quasi fatto venire la pelle d’oca… “To be loved and love at the highest count means to lose all the things I can’t live without.” – quanto è vero e quanto fa male pensarlo!
Grazie per aver condiviso queste riflessioni così intime e complesse, rende il tutto un mix perfetto tra scienza, cultura e sentimento personale. Alla fine, come dici tu, l’amore è un’esperienza così personale e unica per ognuno di noi. Continua a scrivere così, sei una miniera di spunti!