L’ importante è che se ne parli – Il Marketing by Salvini

Partiamo dal precisare che questo non è un articolo politico, non vogliamo analizzare il perché Salvini abbia ragione o torto. Questo è un articolo di strategia comunicativa che analizza come ha fatto un singolo uomo a guadagnare milioni di seguaci e diventare uno degli uomini più potenti d’ Italia e d’ Europa.

Bene, detto ciò, partiamo dal presupposto che il primo passaggio per un politico per diventare potente è guadagnare voti, ed il primo passaggio per guadagnare voti è guadagnare visibilità. Posso essere il leader piú carismatico dell´universo ma se nessuno mi ascolta nessuno mi voterá, as simple as that.

Un’antica massima nel marketing afferma “non importa se bene o male, l’ importante è che se ne parli”, sembra sia stata scritta proprio per il leader della Lega.

Pensateci: alcuni lo considerano “il capitano”, altri un incoerente con valori obsoleti. Però una cosa è certa: tutti conoscono Matteo Salvini, non importa se un professore di Economia politica o una bambina di 10 anni. Il nome di Salvini è sulle labbra di ogni cittadino italiano. Salvini è nettamente il politico piú in vista dello scenario politico Italiano.

Per guadagnare questa visibilità il leader della Lega ha utilizzato una semplice strategia: essere politically incorrect. Per politically incorrect si intende toccare continuamente tematiche estremamente calde (pensiamo al razzismo, omofobia, femminismo ecc), prendere posizione in maniera netta (niente vie di mezzo, o pro o contro) e dare un’opinione che non sia accettata dai valori “formali” della società (i valori politically correct), ma inconsciamente e tacitamente condivisa da tutti. Prendiamo la tematica del razzismo. Se dovessimo parlare secondo quell´etica comune che ci viene insegnata a scuola diremmo tutti “il razzismo è sbagliato, bisogna includere ed accettare le diversità”. Questa è l’affermazione politically correct per eccellenza. Salvini invece va contro tutti e tutti, inneggiando ad un razzismo bello e buono. Frasi come “è tutta colpa degli immigrati”, “barconi di stupratori che entrano in Italia” ecc.  toccano tematiche calde, lo fanno senza mezze misure ma soprattutto sono contrarie al senso comune di ció che intendiamo per giusto. Potreste pensare che dire qualcosa di “sbagliato” sia qualcosa di negativo alle urne elettorali ma in realtá non è affatto cosí perché non sono frasi noiose. Alla fine è sempre più divertente sentire Salvini dire quanto i gay vadano repressi e i migranti mandati a casa, che qualcun altro dire come le coppie gay debbano essere accettate, quanto il razzismo faccia male e come l’ accoglienza sia necessaria per una società civile. I buoni valori sono cliché, sentiti e risentiti e noiosi. Salvini invece è nuovo e piccante, ed in un mondo della viralità il nuovo e piccante
è tutto ciò che conta. Nel mondo del marketing si definisce questa strategia come “Purple cow”. Bisogna essere come una mucca viola in un mondo di mucche a chiazze marroni, sii diverso a costo di farti amare o odiare e guadagnerai visibilità.

Capito come ha fatto Salvini a guadagnare visibilità, andiamo a comprendere come è riuscito a fidelizzare il votatore al proprio partito ed alla propria persona. Infatti è vero che essendo politically incorrect il tuo video diventerà virale su Facebook ed Instagram, ma ciò non vuol dire necessariamente che chi ti guardi è disposto a darti il suo voto. Un personaggio come Sgarbi è sicuramente politically incorrect, sicuramente non noioso, e sicuramente molto in vista, ma ció nonostante non ha il 20% dei voti del popolo italiano.

Per capire come fidelizzare il votatore bisogna porsi una semplice domanda: perché il cittadino medio vota?

Potremmo pensare che il cittadino medio voti per dare la sua parola sulle sorti del proprio paese. O che magari voti analizzando i pro ed i contro di una campagna per scegliere razionalmente quella che piú rappresenta i propri interessi. Beh non è così, o per lo meno non totalmente. Il primo motivo per cui un cittadino della classe media vota è per avere un identità. Per poter dire “io appartengo a quella squadra”. Tutto ciò che facciamo, è finalizzato a poter esprime il pensiero “io sono qualcuno” indipendentemente se quel qualcuno è buono o cattivo. Noi in qualità di animale sociale abbiamo bisogno di avere un identità ed il cittadino della classe media ha bisogno di un’identità sociale più di chiunque altro: Salvini da una fortissima identità.

Pensate a quel lavoratore medio che da anni passa la sua vita dall’ufficio ( posto di lavoro) al bar, è sempre stato un qualcuno come un nessuno. Ha vissuto la sua vita, formato la sua famiglia ma quando apriva bocca non moltissimi pendevano dalle sue labbra o piú in generale veniva ascoltato.

 
Un giorno su Facebook sente un intervento di un senatore e lo considera molto interessante perché piccante, cosí il giorno dopo al bar citerá l’ intervento e fará un commento sul perché gli immigrati se ne devono tornare a casa loro. Qualcuno gli dará ragione e qualcun altro gli dará torto ma almeno tutti lo ascolteranno perché quell’ intervento era proprio piccante. Il lavoratore apprezza l´importanza e la visibilitá che ha guadagnato con quell’ intervento perché lo fa sentire importante. È cosi che inizierá a seguire sempre di piú quel senatore su Facebook, inizierá a commentare i suoi post e ricondividere e cosí facendo riceverà moltissime interazioni, like, commenti e condivisioni come non aveva mai visto in vita sua. Man mano si sente sempre piú importante e finalmente sente di avere un identitá scoprendo che sempre piú persone la pensano come lui: appartiene finalmente ad una squadra. Ecco: quel senatore su Facebook è Salvini e quella squadra è “La Lega” .

Il votatore vota Salvini perché ha bisogno dj un senso di appartenza a qualcosa, sopratutto in momenti di crisi. È proprio questo senso di importanza che porta a votare Salvini, prima ancora di sposare le sue idee.
Infatti per citare un altra massima delle relazioni interpersonali “la folla prima sceglie il leader e poi sposa le sue idee, non viceversa”.

Se la ricerca per l’ identità è il primo motivo egoistico che spinge Il votatore verso Salvini sicuramente non è l unico.
D’altronde ci sono altri personaggi carismatici che presentano idee altrettanto estreme (magari su tematiche diverse) che hanno una forte identità ma che comunque non hanno il 20% dei voti. Pensate a personaggi come Pannella. Sicuramente avevano una fortissima identità ma non avevano il 20% dei voti, manca ancora un pezzo.

Il pezzo mancante necessario a spiegare il successo di Salvini è la mestria assoluta del leader della Lega di cavalcare le emozioni popolari. Quella capacità citata prima di “dare opinioni considerate sbagliate ma tacitamente condivise da tutti”. Salvini ha ben capito che il cittadino medio non vota con la testa ma con il cuore ed ha ben capito che per farsi votare non deve dire cose necessariamente intelligenti ma deve dire cose che tocchino il cuore. Può sembrare tutto un po’ strano ma pensateci: le cose intelligenti non sono comprensibili al cittadino medio perchè sono troppo complesse, perchè il cittadino medio magari con la terza media o magari laureato in economia non ha una cultura tale da poter capire se una scelta strategica sia giusta o sbagliata. Ed attenzione, non perchè il cittadino italiano sia ignorante ed i cittadini degli altri paesi siano colti, funziona ovunque così. Se domani il Nobel per l’economia pubblicasse un trattato di 50 pagine sugli investimenti di lungo termine attuabili dall’ Italia per risanare la sua economia, solamente lo 0,0001% della popolazione avrebbe le capacità per comprendere  cosa stia dicendo. Fra tassi di interesse, Pil, eurozona e tassi di cambio di moneta internazionali il restante della popolazione non ci capirebbe proprio nulla, anche quel laureato considerato colto che magari ha dato l’ esame di economia monetaria 7 anni fa, passato con un 22 su 30 scopiazzando dal vicino di banco. Quindi Salvini, comprendendo questa dinamica, ha optato per una grande strategia: l’ ipersemplificazione emotiva. Ogni grande problema del mondo, come magari l’ eurozona, oppure l’ immigrazione viene in primis ipersemplificato e poi spiegato facendo leva su emozioni popolari e non su ragionamenti scientifici. Le manovre economiche scritte da economisti in trattati da migliaia di pagine vengono riassunte in “l´Europa ci presta i soldi ed i nostri figli dovranno ripagarli”, fatto ció e quindi permettendo a tutti di partecipare alla discussione, porta il dibattito su un altro piano. Non più sul piano scientifico degli effetti potenziali di determinate manovre ma su un piano moralista, su un piano emotivo che fa leva sulle emozioni popolari, ed in particolare due: l’ odio verso la minaccia esterna e la mancanza di fiducia nel sistema politico.

Facciamo l’ esempio con la tematica a noi piu cara, l’ immigrazione: l’ immigrazione è un fenomeno ipercomplesso, l’ integrazione di forza lavoro in un’economia ha svariate e complesse conseguenze economiche/politiche che non staremo qui ad elencare. Salvini in primis ipersemplifica il problema in tre frasi:
“i migranti ci rubano il lavoro”
“i migranti che entrano in Italia sono barconi di stupratori e terroristi”
“i poteri forti non fermano questo commercio di uomini perche c’è una mafia dietro che riempie le tasche dei potenti ”. Analizziamo: con “i migranti ci rubano il lavoro” si ipersemplifica la tematica complessa dell’ immigrazione con un ragionamento dell’ asilo: pochi posti di lavoro -> più lavoratori arrivano dall’ estero -> meno posti disponibili per noi italiani: Soluzione: Prima gli Italiani.
Con questa ipersemplificazione si rende il cittadino più partecipe al dibattito poichè a differenza del trattato di 50 pagine del nobel dell’ economia è molto semplice da capire. 
In seguito con frasi come “i migranti sono tutti terroristi e stupratori” si fa leva sulle nostre insicurezze,  e sulla famosa strategia della pecora nera. La strategia della pecora nera afferma: “In momenti di crisi ci viene naturale dare la colpa a chi sta invadendo il nostro territorio”.

È un ragionamento intrinseco nel nostro DNA da animale, residuo di millenni passati nelle foreste a combattere con i lupi. Se si stava male era perché qualche animale aveva invaso il nostro villagio, quindi bisognava attaccare il lupo. In millenni questo ragionamento si è cristallizzato ed il nostro cervello ha ancora intrinseca questa scorciatoia. Male -> colpa minaccia esterna. “Crisi economica in Italia dove il Pil reale è lo stesso di venti anni fa”  -> colpa degli immigrati. L’ odio per la minaccia esterna é la nostra reazione naturale a momenti di sconforto. Unisci la strategia della pecora nera al razzismo implicito ed il sentimento di deresponsabilizzazione che si ha quando si da la colpa agli altri ed hai un cocktail perfetto che ti porta a casa il 20% dei voti.

Questa la vera chiave del successo di Salvini, riconoscere queste scorciatoie psicologiche del nostro cervello, riconoscere i veri bisogni del cittadino come il sentimento di sentirsi importante ed avere un’identità e far leva su queste analisi per modellare il proprio pensiero politico.  Non pensate che queste dinamiche psicologiche siano applicabili alla sola tematica dell’immigrazione o che l’ unica “scorciatoia mentale” sia quello della pecora nera. È tutto parte di una strategia più ampia che a me piace definire “blaming marketing” (lett. Marketing del rimprovero intesa come la capacità di essere in perenne opposizione anche se in maggioranza, la sua capacità di puntare sempre il dito. Questo approccio fa leva sulla mancanza di fiducia nel sistema politico che fa si che sia più facile odiare e puntare il dito che trovare una soluzione. Non pensate neanche per un secondo che Salvini sia stupido, ogni sua mossa, ogni sua frase, ogni sua dichiarazione è pesata per far leva su queste emozioni. Salvini è un genio comunicativo.

Salvini come la maggior parte dei leader di partiti populisti è al potere sopratutto perché è un grande comunicatore, non un grande politico. La nostra democrazia è controllata da geni del marketing non da geni di Economia. La nostra Repubblica platonica è governata da sofisti e non da filosofi.
Forse la prossima volta che diremo “sì! Ha proprio ragione” su tematiche ipercomplesse come riforme del fisco o la guerra Israele-Palestina dovremmo chiederci “è davvero tutto così semplice?” “Sto ragionando con la mia testa o con il mio cuore e la voglia di prendere posizione?”. Forse dovremmo fidarci di più degli esperti ed un po’ meno della nostra ignoranza.

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