Il potere dei meme

Definizione e cenni storici

Nella sfera digitale, onnipresente nel XXI secolo, si riproducono dinamiche sociali paragonabili a quelle della vita quotidiana. Tra le sue forme specifiche, il più esemplare è il meme: questo può essere considerato uno strumento per esercitare il potere grazie alla sua caratteristica distintiva, la replicabilità, poiché permette un’elevata diffusione delle proprie idee. Può essere usato per propaganda, catalizzare informazioni, costruire una comunità. Il potere è, quindi, nelle mani di tutti quegli utenti con una competenza digitale sufficiente, con il ‘solo’ limite dalla riutilizzabilità e dall’interpretazione che si può fare del contenuto in questione, poco controllabile dall’autore originale. Per arrivare nel merito della questione, è utile approfondire diversi concetti chiave che aiutano ad inserire il discorso nell’ambito politico. Il Meme -termine la cui etimologia la si può far risalire al greco mìmēma, “imitazione”- si manifesta nella fattispecie sotto forma di proposizione, idea, motivo musicale, moda, comportamento in genere stereotipato. Il termine era originariamente coniato dal biologo Richard Dawkins ne ‘Il gene egoista’, per alludere a una entità di informazione (nel suo caso genica), garante dell’evoluzione culturale umana e che ha lo stesso comportamento di un gene che, grazie alle sue capacità adattive, riesce a presidiare in ogni ambiente. L’aumento dei sistemi di comunicazione, soprattutto i mass-media, hanno contribuito alla moltiplicazione di queste unità culturali. Abbiamo sotto gli occhi, tramite i dispositivi digitali, un’enorme quantità di informazioni racchiuse solitamente nella forma di una immagine, che nella loro viralità monopolizzano l’interesse degli utenti sul web. Solitamente la condivisione dei meme, e dunque la loro replicazione avviene attraverso i più svariati social network (dai blog ai colossi come Facebook, Instagram, YouTube) che ne garantiscono la massima disseminazione in quanto possiedono la capacità di suscitare emozioni. La loro potenzialità è stata pertanto adibita a fini commerciali e di intrattenimento. E la Politica negli ultimi decenni ha quasi schiacciato la comunicazione di propaganda tramite l’ausilio di questi strumenti di diffusione.
Che relazione esiste tra il meme e il potere? È possibile, partendo dall’opinione di alcuni autori di antropologia politica, cominciare ad evidenziare come e in quali ambiti la politica e il meme possono concorrere nell’analisi del potere. Già Foucault, sosteneva nei suoi anni di indagine che, spariti i supplizi immessi in scena come deterrente visivo a possibili devianze dalla disciplina, ora l’assoggettamento è dato nel contesto relazionale e sociale. Attraverso un’ organizzazione reticolare, che non passa più per il potere fisico e coercitivo ma tramite plurime sfere di significato, rendono la dimensione corporea degli uomini, delle masse, dei corpi docili. Anche Stuart Hall, sostenendo che il potere si sia staccato dalle istituzioni, assoggetta una condotta tramite la non violenza. In più, il potere, essendosi esteso tramite la rete del digitale, aumenta la sua innervatura nella sfera sociale e personale delle masse. Negli anni ‘90 si sviluppa in merito l’antropologia del cyberspazio, che osserva e conduce analisi sul nuovo territorio cibernetico. Arthur Escobar in ‘Welcome to Cyberia’, formula una serie di nuovi interrogativi che la tecnologia pone: “What are the discourses and practices that are generated around/by computers and biotechnology? What domains of human activity do these discourses and practices create? In what larger social networks of institu-tions, values, conventions, etc., are these domains situ-ated? More generally, what new forms of social construction of reality (“technoscapes”) and of negotiation of such constructions) are introduced by the new technologies? How do people routinely engage techno-scapes, and what are the consequences of doing so in terms of the adoption of new ways of thinking and being? In what ways do our social and ethical practices change as the project of technoscience advances?”

Meme e politica
« Una risata vi seppellirà »
I meme, come detto sopra, sono unità di informazione che trovano grazie allo spazio digitale un terreno fertile per là replicabilità poiché in grado di suscitare emozioni (correlate spesso all’umorismo). Ma così anche il potere politico, che agendo in uno spazio non fisico, ma pur sempre visibile, può usufruire dei vantaggi e delle capacità del meme. Il potere così acquisisce una pervasività qualitativamente differente rispetto all’epoca precedente. Anushka Kulkarni, in Internet meme and political Discourse, evidenzia diverse relazioni che intercorrono tra il meme e il potere. Bisogna tenere a mente, come la studiosa rammenta nell’articolo, che “since the advent of media, humor was used as an instrument to comment and criticize against oppression”, ma soprattutto in merito al Political humor: “(it) attracts not only the people who are active in politics but also helps in forming opinions for people who are not active participants […]. Various researchers’ mention that exposure to political humor increases political attention and helps in learning about political issues especially in the digital natives.”
I meme vengono usati dagli utenti, specie dai nativi digitali come fonti di informazione politica, ma anche la politica stessa si serve di queste unità di informazione come strumento propagandistico. La studiosa fa riferimento alle elezioni US del 2008, per poi aggiungere che sia attestato come i meme siano usati nella propaganda, per rinforzare ideologie ma anche identità e stereotipi. In Italia, gli studiosi Mazzoleni e Bracciale, scrivono a quattro mani nel 2019 La politica pop online, evidenziando le differenze tra la vecchia e la nuova politica memetica. Essa «si manifesta nel processo per cui gli attori della politica, e le loro gesta, pur appartenendo a una sfera a volte anche molto distante dalla vita quotidiana della gente, grazie all’adozione delle dinamiche e dei contenuti della cultura popolare, diventano personaggi e realtà familiari, soggetti di curiosità e interesse, argomenti di discussione, fonti anche di divertimento proprio come i personaggi e le storie che appartengono al mondo dell’immaginario collettivo alimentato dall’industria mediale, dalle sue rappresentazioni e dalle sue narrazioni».

Analisi del “caso meme” di Letta e del Partito Democratico. Focalizzando il nostro studio sul ruolo politico dei meme nelle elezioni politiche del settembre 2022 e la relativa propaganda, i social media si rivelano uno spazio virtuale ormai essenziale per la campagna elettorale dei partiti istituzionali. Instagram, Facebook, Twitter e, di recente, TikTok sono piattaforme che la maggior parte dell’elettorato attivo usa quotidianamente, in particolar modo i giovani in quanto nativi digitali. Così, i rappresentanti dei principali partiti aumentano la loro presenza online in modo più o meno personale: da video in cui parlano direttamente alla telecamera, a immagini create ad hoc da social media manager, alla replica di contenuti della campagna elettorale offline. Uno dei formati che ha riscontrato più successo nel mondo memetico è stato quello del PD, in quanto l’immagine ben si prestava come base su cui cambiare le parole. Durante il periodo della campagna elettorale, l’ex segretario del Partito Democratico Enrico Letta, di fronte all’accrescere del consenso di Fratelli d’Italia guidato da Giorgia Meloni, decide di organizzare una propaganda elettorale basata su una strategia che lo stesso Letta ha definito “occhi di tigre” con l’intenzione di creare un’alleanza che fosse l’unica vera e propria alternativa alla destra. Questa strategia è stata un punto centrale nella campagna di Letta, concretizzata in questa contrapposizione e scelta tra il suo partito e quello di Fratelli d’Italia o della destra in generale. Ciò è passato attraverso il sito e i canali social ufficiali del Partito Democratico Questa immagine, pubblicata su Twitter il 26 agosto 2022, ha avuto un enorme successo tanto da diventare un meme sulla rete e sui social più importanti. Lo stesso Letta si è divertito a rilanciarne alcuni: un esempio di ciò è illustrato in basso. Quello che possiamo trarre da ciò è come il meme sia capace di essere rilanciato e guardato con attenzione dalle istituzioni politiche, ma d’altra parte ciò è anche la dimostrazione di alcuni limiti della politica attuale. Infatti, alcuni hanno criticato la strategia, soprattutto quando Letta ha deciso di ricondividere il meme riguardante la scelta tra pancetta e guanciale per la carbonara. Sia utenti social che altri partiti o esponenti politici hanno criticato e accusato Letta di non avere un programma veramente alternativo alla Meloni e di utilizzare soltanto lo spauracchio del fascismo, di aver appoggiato il governo Draghi allontanandosi ancora di più dagli elettori di sinistra, di aver candidato persone in contraddizione con il programma del partito (ad esempio, c’è stata una polemica per la ricandidatura di Casini al senato della repubblica proprio all’interno del partito democratico, visto le contrarietà del senatore ai diritti civili). Quindi, il limite della propaganda e dell’uso di meme da parte del Partito Democratico è stato dimostrato anche dai risultati delle elezioni, visto che i voti ottenuti sono stati inferiori rispetto al 2018.

Giorgia Meloni e Peppa pig
Martedì 6 settembre 2022 è andato in onda il 41° episodio di Peppa Pig della settima stagione intitolato “famiglie” in cui appare un personaggio con due mamme. Questo episodio è stato molto criticato dalla Destra, soprattutto dal deputato Federico Mollicone, responsabile cultura di Fratelli d’Italia che ha chiesto alla Rai di non trasmettere questo episodio e da Jacopo Coghe, portavoce di Pro vita & Famiglia che ha criticato questa scelta perché porterebbe a un indottrinamento della teoria del gender verso i bambini. Il responsabile cultura di Fratelli d’Italia ha dichiarato le seguenti parole: “È inaccettabile la scelta degli autori del cartone animato Peppa Pig di inserire un personaggio con due mamme. Ancora una volta il politicamente corretto ha colpito e a farne le spese sono i nostri figli. Ma i bambini non possono essere solo bambini? Chiediamo alla Rai, che acquista i diritti sulle serie di Peppa Pig in Italia col canone di tutti gli italiani, di non trasmettere l’episodio in questione su nessun canale o piattaforma web”. Questa forte critica verso la puntata di Peppa Pig, avvenuta poco prima delle elezioni, ha scatenato non pochi dibattiti con la Sinistra e con gli esponenti della Destra più liberale che accusavano Fratelli d’Italia e la Destra in generale di preoccuparsi eccessivamente del problema, non occupandosi invece di altre problematiche e causando polemiche sterili su un argomento secondario. Da questa discussione è nata una serie di meme, perciò possiamo trarre la loro capacità di far riflettere con poche parole tematiche e di rivolgersi anche verso i giovani che possono rilanciare a loro volta e creare dibattiti e discussioni anche sui social.

Analogie e differenze tra i casi studio
L’analogia tra questi due casi studio sta nel fatto di aver preso un contenuto che una volta diventato virale è stato rilanciato dai social e trasformato in meme. La differenza sta nel fatto che nel Partito Democratico il meme ha riguardato un segretario di partito (in questo caso Enrico Letta) ed è stato rilanciato dallo stesso ex-segretario, in Fratelli d’Italia invece il caso studio innanzitutto parte da una polemica non espressa dal presidente Giorgia Meloni, ma dal responsabile di cultura del partito Federico Mollicone ed estesa poi a tutta la destra conservatrice che a sua volta ha creato discussioni con i partiti liberali e progressisti che hanno contribuito a far diventare la polemica un vero e proprio meme. Possiamo dire quindi che tutti e due i casi studio partono dall’essere contenuti diventati virali grazie agli utenti iscritti ai social media, ma si differenziano nel contesto in cui diventano meme: il primo (PD) lo diventa perché rilanciato dallo stesso segretario, mentre il secondo (FDI) prima di diventare meme era principalmente una polemica e solo in un secondo momento è diventato meme, oltre a non essere stato rilanciato da Meloni. Si possono notare, inoltre, differenze nelle funzioni dei meme: quelli riguardanti il PD hanno un scopo principalmente umoristico e di intrattenimento, mentre quelli rivolti a Fratelli d’Italia, oltre a umorismo e derisione, hanno anche come obiettivo quello di far riflettere ed esporre una velata, ma comunque presente, critica verso il pensiero di Meloni e del suo partito sulla concezione di famiglia. Entrambi i casi studio presi in esame hanno portato ad una serie di commenti, generalmente volti all’umorismo e all’ironia, anche se in alcuni casi si sono creati dei veri e propri dibattiti, degenerando talvolta nel trolling (termine che indica uno o più individui che interagiscono con altri utenti in maniera volutamente provocatoria per suscitare l’irritazione, spesso con ragionamenti fuori tema, privi di logica e/o completamente sbagliati). I casi di trolling possono essere rivolti sia verso i partiti di destra sia verso i parititi di sinistra, con la differenza principale che la risposta dell’utente è soggettiva, nel senso che dipende molto dal suo schieramento politico: nel caso del PD, se l’utente che commenta è di destra potrebbe rispondere a quel meme in maniera provocatoria, cosi come nel caso di FDI se un utente di sinistra commenta un meme di destra potrebbe rispondere in maniera denigratoria. In entrambi casi ciò provoca delle discussioni dove in certi casi si replica con altri meme, in molti casi senza neanche un commento scritto.

Un ringraziamento speciale ai ragazzi che concorsero con me nella stesura dell’articolo: Margot Marsiglia, Carlo Alberto Incarbone, Luca Tosco.

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