L’Italia è sempre stata una terra varcata da un’incredibile vastità di popoli e segnata da una profonda diversità culturale tra i territori. Provando a guardare la nostra nazione dall’alto è, infatti, immmediatamente visibile come sia divisa da una catena appeninica che la scuarcia in due, se non in quattro, il nord è diviso dal sud e l’est dall’ovest. Questa complicazione geologica può sembrare cosa di poco conto ad oggi, ma contestualizzata in tempi più antichi assume una certa rilevanza (di certo non vi erano autostrade, ferrovie o aeroporti).
Iniziamo dunque questo viaggio in compagnia dei frammenti genomici della popolazione italiana durante il quale impareremo a comprendere, nel caso non fosse già chiaro, come la creazione di confini nazionali e identità patriottiche siano unicamente una costruzione inter-soggettiva (dunque non vera), creata convenzionalmente per essere utile ad un qualche scopo, ma pur sempre finta, non reale. Tale costruzione è talmente potente da renderci in grado di metterla davanti anche a ciò che, invece, è davvero reale: la sofferenza umana.
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Come dicevamo, siamo una nazione ricca di diversità. Per esempio, andando a guardare dalle parti del nord Italia, le persone hanno generalmente alti livelli di Dna germanico, mentre scendendo al sud, dalle parti di Sicilia e Calabria, si possono notare alti livelli di commistione fra caratteri del Medio Oriente e del Nord Africa. Andando ad est, invece, la popolazione ha una più elevata percentuale di legami con i Balcani. Giusto per capirci…
Ora, il primo essere umano ad essere a tutti gli effetti entrato nella nostra penisola è stato il Neanderthals. In particolare, in Italia, è stato ritrovato uno dei più antichi fossili umani, i resti del così denominato “uomo di Altamura”, di cui abbiamo una ricostruzione facciale:
Stiamo parlando di circa 150.000 anni fa.
Ma le prime genti ad aver lasciato un’effettiva eredità nei confronti del moderno patrimonio genetico italiano sono stati gli Anatoli, uomini agricoltori del neolitico. Quello che sappiamo è che l’agricoltura è stata sviluppata nel Medio-Oriente circa 14.000 anni fa e poi introdotta in Europa attraverso la popolazione anatolica. In questo senso possiamo dire che gli anatoli hanno posto le fondamenta della nostrà civiltà, infatti, se andiamo a vedere il genoma degli antichi etruschi (popolazione pre indo-europea più antica di Roma), esso è sovrabbondantemente simile a quello degli agricoltori anatolici.
Un’altra importante eredità genomica dell’età del bronzo è stata lasciata dagli Indoeuropei. una popolazione che trova la sua origine nelle steppe tra il Mar Nero e il Caspio (le moderne Russia e Ucraina) e circa 5000 anni fa, iniziarono ad espandersi lungo tutto il territorio europeo, mettendo le fondamenta per la nascita dei diretti antenati dei romani, cioè i Latini.
Durante l’età del ferro vi erano una moltitudine di gruppi che cercavano di colonizzare l’Italia:
I messapi ad est, provenenti direttamente dai Balcani; I greci risiedevano le coste del sud, della cosidetta Magna Grecia; Vi erano persino i Celtici sparsi qua là. Tanto che molte ricerche di linguistica concordano sull’esistenza del ceppo italo-celtico, di cui la lingua italiana sarebbe un sottogruppo derivato.
(per ora permane solo un’ipotesi, ma non preoccupatevi sempre lingue indoeuropee sono, come ci hanno insegnato a scuola)
Andando a guardare la ricostruzione genomica di un antico romano, possiamo notare anche un’alta presenza di eredità levantina, dovuta alle vaste espansione romane che portarono numerose genti dell’Est del mediterraneo e del Nord Africa nell’impero. Comparando vari esempi, si nota come il genoma di quello che si può definire l’antico romano medio sia molto simile a quello dell’italiano moderno, soprattutto al sud, poichè il nord è stato maggiormente colpito dai flussi di conquista delle popolazioni germaniche pre e durante il medioevo.
Anche gli arabi hanno segnato parte della storia del nostro genoma, stabilizzandosi in Sicilia e parte del sud Italia intorno al 900 d.C.
Durante il medioevo vi è stato anche un importante flusso migratorio degli Arbëreshë, anche detti italo-albanesi, che scappando dalle persecuzioni ottomane, settarono diverse colonie nel sud.
Il nostro viaggio sta per finire, di certo si sono lasciate volutamente molte lacune e si spera che il lettore sia abbastanza intelligente da rendersi conto che questa non è una mappatura esaustiva, ma un tentativo di riepilogare la vastità del nostro patrimonio culturale, segnato dal miscuglio e dalla contaminazione di genti così diverse nel corso dei milenni. Naturalmente alcune regioni sono state segnate in maniera più marcate di altre, come la Sicilia che accanto alle conquiste arabe ha visto anche quelle normanne, questi ultimi connaturati da occhi azzurri e capelli biondi mentre i primi tutto il contrario. Un discorso a parte dovrebbe essere fatto solo per la Sardegna. E che dire di Venezia, crocevia per secoli tra oriente e occidente?
Inoltre, sperando non sia necessario, ma è bene farlo uguale, quanto raccontato finora non significa che esista un vero e proprio genoma italiano che può essere preso a modello, replicato e magari osteggiato come migliore degli altri (quei tempi sono finiti!) quanto detto finora è una ricostruzione per grandi linee, basato su ricerche che prendono come campo d’indagine la media delle popolazioni e non il singolo caso specifico.
FONTI:
https://www.researchgate.net/figure/Principal-Component-Analysis-of-the-Italian-population-Plot-of-the-first-two-principal_fig1_283739981
https://www.nature.com/articles/ejhg2015233
https://bmcbiol.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12915-020-00778-4
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32438927/