Congresso di Verona, si celebra la normalitá

Dal 29 al 31 marzo si terrà a Verona il Congresso Mondiale delle Famiglie, promosso da Family Day, Generazione Famiglia e ProVita.
L’obiettivo del congresso è quello di celebrare e difendere la famiglia “naturale” come sola unità stabile e fondamentale della società.
È dal lontano 1986 che si discute in ambito parlamentare di unioni civili tra persone dello stesso sesso e solo trent’anni e sedici proposte di legge dopo, il 5 giugno 2016, è entrata in vigore la legge Cirinnà, che le regolamenta e le riconosce. Non è tanto disarmante la lentezza con cui si
cerca di “stare al passo coi tempi”, quanto il continuo tentativo, mascherato da buonsenso e giustizia morale, di regredire.
Quella che avrà luogo a Verona è la tredicesima edizione del congresso, organizzata dalla IOF (the International Organization for the Family), una lobby di stampo conservatore statunitense, fondata da Brian Brown con lo scopo di fermare la contaminazione ideologica della famiglia
perpetrata dai giovani occidentali. Questo è quanto viene affermato nella “Cape Town Declaration” manifesto dell’organizzazione, che riunisce attivisti anti-aborto, rappresentati che si oppongono alle unioni omosessuali e al divorzio.
La IOF, tra i suoi sostenitori, vanta nomi come quelli dello stesso fondatore che ha supportato la legge russa che vieta le adozioni da parte di coppie dello stesso sesso dicendo che “ogni bambino ha il diritto di avere dei genitori normali, un padre e una madre”; oppure quello di Scott Lively
che, con un’ingombrante dose di morale cristiana, afferma che l’omosessualità è peggiore di qualunque altro peccato.
In particolare, il Word Congress of Families e tutti i suoi gruppi affiliati hanno sostenuto battaglie specifiche, come la criminalizzazione dell’omosessualità in Uganda e l’abrogazione della propaganda omosessuale in Russia e in Nigeria.
Il Southern Poverty Law Center, un’organizzazione no profit che monitora i gruppi d’estremismo in tutti gli Stati uniti e espone e denuncia le loro attività pubblicamente, ha inserito il WCF nella lista dei gruppi d’odio.
Il fine della kermesse sarà, insomma, quello di allontanare e ignorare qualsiasi forma di famiglia che sia diversa da quella composta da madre, padre e figli.
Vi parteciperanno i nostri ministri dell’istruzione, Marco Bussetti, della famiglia e della disabilità, Lorenzo Fontana e dell’interno, Matteo Salvini, a loro si aggiungono il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, il governatore della Regione Veneto, Luca Zaia e il sindaco di Verona, Federico Sboarina.
I primi di marzo è arrivata la smentita di Palazzo Chigi sul presunto patrocinio da parte dello Stato, infatti si tratta di un’iniziativa indipendente del ministro Fontana, patrocinata dal suo ministero e appoggiata dalla Regione Veneto e dal comune di Verona. Il congresso nel quale confluiscono estremisti di destra, estremisti cattolici, anti-abortisti e attivisti contro i diritti degli omosessuali, sarà presieduto dal presidente di ProVita, Antonio Brandi e da Jacopo Coghe, presidente dell’associazione Generazione Famiglia.
I nostri ministri sono “fieri di ospitare in Italia e in particolare a Verona tutte le famiglie del mondo”, tranne, aggiungerei, quelle che non coincidono con il loro profilo di famiglia convenzionale.
Come ogni fatto amplificato dai mass media, il congresso di Verona è stato oggetto di attacchi, critiche e diffamazioni; tanto è vero che la promozione dell’incontro sembra avere come unico scopo quello di rispondere agli attacchi della gente e delle testate giornalistiche, ammantando le proprie idee dietro un finto buonismo e nascondendosi dietro il benevolo tema della famiglia.
L’idea fondamentale su cui si basa l’incontro è quella dell’esclusione e dell’emarginazione di tutte le famiglie che non corrispondono al modello di nucleo familiare “tradizionale”, che è quello più conosciuto e rappresentato.
Infatti una coppia omosessuale sposata o che ha figli non è assolutamente contemplata nella definizione stessa di famiglia, perché è considerata anomala e anormale. Questa logica crea inevitabilmente un effetto domino: additare qualcuno come diverso crea paura che troppo spesso degenera nell’odio.
Secondo gli organizzatori l’evento ha come obiettivo quello di promuovere la bellezza del matrimonio, della famiglia e dell’amore. Insomma, una contraddizione in termini: se lo scopo della kermesse è proprio la divulgazione di buoni sentimenti, come può basarsi sull’esclusione di una specifica categoria di persone?
Secondo il principio democratico della libertà di espressione, l’organizzazione del congresso può essere legittimata. Tuttavia nelle idee promosse dalla manifestazione è insita una pericolosa percezione della realtà che fomenta le discriminazioni verso forme di famiglia “diverse” che esistono e che sono riconosciute dalla legge.
La logica millenaria della paura per il diverso non fa altro che ripresentarsi e, questa volta, in veste di evento ufficiale, acclamata dai nostri ministri e protetta dall’inattaccabile scudo dei buoni sentimenti.

Di Camilla Rizzo

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