Confessioni alla tua identità

Provo a rimodellare, a ricucire, a ri-tagliare i miei confini, confini di donna, di persona. Mi hai studiata, fino agli estremi; io nel frattempo dormo sul bordo. La tua ricerca non finirà mai, è come un uroboro, archetipico della condizione indistinta che precede lo sviluppo della personalità.

Questo ti ha reso e ti rende squilibrato. Troppo estroversa per essere definita come una donna seria, troppo poco per essere una troia; troppo poco accondiscendente ed omertosa per diventare una vera donna, troppo poco rivoluzionaria e fluida per essere raccontata come una non-donna, una donna mancata, una donna lesbica

Il tuo paradigma, il vostro paradigma, di voi tutti ti ha reso una vittima, proprio come dovrei esserlo io. Una vittima-predatore, che ha il potere di uccidere ma non ha il potere di prevedere; ed è proprio da questa osmosi indotta tra la vittima e la preda che nasce la tua follia.

Sei predatore perché minacci, insegui, spingi, soffochi, racchiudi. Sei vittima perché schiavo del tuo assolutismo, e del mio essere ibrida. Vittima perché la mia ibridità macchia e plasma il tuo onore, il tuo onore di uomo-fondante. E così vivo, vivo in dei margini labili, indefinibili, mi contorco su me stessa come una trottola impazzita cercando di evitare i tuoi recinti, le vostre identità.

Perché io non ho identità, ed è la mia non-identità ad essere all’altezza delle parole che mi rivolgo, delle storie che mi racconto. E nelle mie storie il mio seme è la parola, che germoglia in alberi che muti raccontano, cercando la voce in un vento non più generato dal tuo soffio.  

Mischiate sono a quel cattivo coro

delli angeli che non furon ribelli

né fur fedeli a Dio, ma per sé foro.

Caccianli i ciel per non esser men belli,

né lo profondo inferno li riceve,èà

ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli

Dante Alighieri, Inferno, canto III

E dunque il mio è un inno alla fede nell’ibrido, che da sempre ha fatto della schiavitù, d’ogni genere e di ogni forma, libertà. Libertà di riscriversi, di raccontarsi. Libertà di decostruire, di sradicare le fondamenta del sistema assoluto.

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