Come sabbie mobili

Chiudi gli occhi, immagina per un secondo di vivere in un abbandonato quartiere di periferia, uno di quei posti dimenticati dal mondo, uno di quei posti dove per andare avanti ci si arrangia, lì dove ci si abitua ad essere felici con poco. Immagina essere un ‘figlio di nessuno’, un semplice figlio di operaio nel migliore dei casi, mentre nella peggiore delle ipotesi figlio di persone senza alcuna occupazione. Questa vita ti aliena, senti di volere altro. Passi tempo a romperti la schiena sui libri ma devi togliere tempo allo studio per poter svolgere un lavoro che non ti soddisfa ma che ti permette di dare una mano in casa. Sogni un giorno di diventare qualcuno, di stare dall’altra sponda del fiume, vuoi prenderti ciò che la vita ha regalato ad altri ed essere come quelli la cui vita pare essere molto più semplice.

Chiudi di nuovo gli occhi, immagina di vivere in pieno centro di qualche ricca città, quei classici posti dove le preoccupazioni sono problemi superficiali, uno di quei posti dove i problemi sembrano non arrivare o almeno, nulla che non possa essere risolto dal denaro. Questa vita ti piace, vuoi averla per sempre. Sai che un giorno dovrai diventare qualcuno per mantenere quello stile di vita e allora decidi di studiare, magari in qualche rinomata università privata, una di quelle per le quali vale la pena investire perché sai che una volta terminati gli studi avrai un futuro assicurato.

Chi tra i due ha più possibilità di dire ‘ce l’ho fatta’?

La risposta sembra scontata, quasi superflua.

In una società vasta, caratterizzata da tanti status sociali profondamente diversi tra loro assume un ruolo centrale il concetto di mobilità sociale. Si definisce mobilità sociale il passaggio di un individuo o di un gruppo da uno status sociale ad un altro. Da un punto di vista teorico le società a mobilità sociale più elevata sono quelle industrializzate all’interno delle quali l’istruzione riveste un ruolo centrale per l’elevazione sociale di un individuo in quanto all’interno di società industrializzate si richiede una maggiore specializzazione in ambito lavorativo e a ciò si può giungere proprio attraverso l’istruzione. Sul rapporto tra industrializzazione e mobilità sociale vi sono diverse teorie contrastanti. Se da un lato la teoria dell’industrialismo afferma che il passaggio da una società preindustriale ad una industriale comporta un aumento della mobilità sociale e che come affermato dalla teoria di Lipset e Zetterberg si ha un effettivo miglioramento della mobilità sociale soltanto quando l’espansione economica raggiunge determinati livelli, vi sono tuttavia ulteriori teorie, come la teoria di Featherman Jones e Hauser, secondo la quale non si può fare un ragionamento univoco per tutti i paesi in quanto la mobilità sociale dipende da fattori esogeni, quindi di carattere economico, culturale demografico, che variano a seconda del paese considerato.

e in Italia?

La situazione relativa alla mobilità sociale in Italia risulta abbastanza preoccupante come risulta dal global social mobility report del 2020 elaborato dal word economic forum il quale si è focalizzato sulle cause che incidono sulla mobilità sociale ponendo al centro del fenomeno l’istruzione, salute, tecnologia, lavoro e istituzioni. In questa speciale classifica dei paesi nei quali la mobilità sociale risulta centrale, l’Italia si colloca al 34esimo posto mentre in cima ad essa troviamo paesi del nord Europa come Danimarca, Norvegia, Finlandia e Svezia. Da tale rapporto emerge come la quarta rivoluzione industriale, che ha comportato una rapida globalizzazione e sviluppo tecnologico, abbia di fatto portato ad un aumento delle disuguaglianze. Attraverso tale rapporto il word economic forum invita gli stati, in primo luogo, ad utilizzare la tassazione come strumento volto a ridurre le disuguaglianze ma soprattutto viene posta l’attenzione sul ruolo ricoperto dall’istruzione. Ed infatti, quello che viene recriminato all’Italia è il fatto che le origini sociali incidano profondamento sul percorso scolastico non riuscendo l’Italia a ridurre il divario tra studenti avvantaggiati e svantaggiati. Da uno studio dell’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico dedicato all’equità nell’istruzione emerge come l’istruzione in Italia risulti uno dei freni principali allo sviluppo della mobilità sociale, ed infatti già a partire dall’età di dieci anni inizia a crearsi un profondo divario tra studenti appartenenti a classi sociali differenti, per poi acutizzarsi con il trascorrere del tempo.  Se da un lato in Danimarca servono due generazioni per passare da una famiglia a basso reddito ad una a reddito medio, in Italia occorrono almeno cinque generazioni. L’aspetto fondamentale che occorre considerare è che l’intervento dello stato per assicurare una maggiore mobilità sociale ha inevitabilmente effetto sull’economia del paese portando a crescite del PIL cosi come avvenuto negli Usa, Cina e Giappone e quindi è evidente come gli interventi volti a garantire una maggiore distribuzione della ricchezza e una maggiore mobilità sociale hanno un effetto benevolo sull’intero sviluppo economico di un paese e quindi tali aspetti non vanno approcciati come una mera presa di posizione da parte delle fasce meno abbienti della popolazione ma come una possibilità per avere un generale miglioramento delle condizioni di vita della popolazione.

Quali soluzioni? 

Trovare soluzioni concrete a questo problema sicuramente non è semplice in quanto è un problema che investe diversi aspetti della nostra società e subisce inevitabilmente l’influenza di fattori molto diversi tra loro. Un punto di partenza potrebbe essere sicuramente l’incrementare politiche di welfare finalizzate a garantire le medesime opportunità a tutti i cittadini facendo così modo che lo status sociale di partenza non risulti essere un ostacolo. In particolar modo il settore sul quale occorrerebbe investire attraverso interventi mirati è quello della istruzione innanzitutto riducendo il profondo divario tra nord e sud Italia, il quale rappresenta un punto centrale nella questione nonché uno dei fattori che maggiormente incide sulla questione relativa alla mobilità sociale.  

Tuttavia, se consideriamo che ormai da tempo sono più i tagli che gli investimenti nel settore dell’istruzione viene naturale chiedersi se vi sia l’effettivo interesse nel risolvere la questione o se al contrario vi sia interesse nel mantenere inalterata questa situazione di sabbie mobili dove apparentemente ci si muove per salvarsi ma in fin dei conti non si fa altro che andare sempre più a fondo.

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