2007, Feltrinelli, 128 pagine, Poesia
La giraffa ha il cuore lontano dai pensieri.
Si è innamorata ieri e ancora non lo sa.
Immersi nel flusso dei contenuti social, molti di noi devono essersi imbattuti almeno una volta in
questa coppia di versi, senza però associarla alla figura di Stefano Benni. Personaggio poliedrico
della cultura italiana – poeta, scrittore, attore, umorista, drammaturgo, sceneggiatore e giornalista –
nella sua opera “Ballate” si raccolgono dieci anni di filastrocche, poesie e invettive.
A tratti si notano alcune inclinazioni verso gli scritti di Rodari:
Ma tu ce l’hai un’idea?
un’idea, dai
quelle che c’erano una volta
che uno si svegliava una mattina
e si accendeva la lampadina…
Altre invece si palesa una satira precisamente indirizzata a grandi poeti del passato: nella poesia
“Le vecchiette” – che a detta di Benni è un inedito di Giovanni Pascoli – l’autore fa proprio il
sentimento decadente pascoliano per propinarlo al lettore nella lingua più volgare e plastica di cui
è capace. Esemplare il seguente passaggio:
“…come porcelle mangian le vecchiette
si menano fendenti di forchette
si rubano ossicini e costolette…”
L’opera è un miscuglio eterogeneo che attira proprio per l’insita imprevedibilità. Qualche volta si
rimane confusi, specialmente quando si incontrano animali immaginari dai nomi impronunciabili,
oppure ci si imbatte nei modi bruschi di John Belushi.
Non sempre è delineata la figura dei protagonisti ma ciascuno di loro si distingue per spiccata
personalità. “Ballate” incorpora una cacofonia di personaggi e situazioni bizzarre, mistiche,
assurde. Sfogliate poche pagine, al lettore è chiaro che avrà di che divertirsi.
Un libro originale per approcciarsi alla poesia per la prima volta ma ottimo anche per intenditori
più o meno abili che potranno riscoprirne varie utilità. La poesia può essere di tutti e può
rispondere a varie esigenze: cantrice di beltà, strumento di satira, critica sociale, filastrocca
umoristica. Gli usi a cui si presta sono molteplici e questo libro ne è la prova.
A parte le ragioni prettamente morali ed educative (a seconda dei punti di vista, penserete),
Stefano Benni ci ricorda il potere della satira e questa sua dimostrazione è davvero rinvigorente.
Dormi piccino, chiudi i tuoi occhi
il presidente culla i malfattori…