ABORTO: un diritto strumentalizzato

I deliri ideologici sul falso progressismo


La questione della libertà d’aborto delle donne mi ha sempre attratto particolarmente, proprio perché è un tema estremamente controverso. Non mi sono mai definito apertamente contrario all’aborto perché, nonostante la mia presa di posizione personale, credo nella libera scelta garantita dallo Stato. Mi preme, tuttavia, fare alcune doverose precisazioni sull’articolo qui pubblicato in data 25 novembre 2022.

È senza alcun dubbio estremamente inappropriato per un argomento del genere parlare di “società eterocispatriarcale”. Escludendo i primi due termini di questa parola composta (che non hanno assolutamente nulla a che vedere con questa faccenda e non rispecchiano l’attuale andamento della nostra società), è assurdo pensare che l’unico motivo per cui ci siano ad oggi limiti legali ed etici alla libertà di aborto sia il patriarcato, parola ormai totalmente svilita poiché risulta essere più una sorta di carta jolly da tirare in ballo ogni qualvolta si voglia gettare fumo sugli occhi dell’opinione pubblica.

Così come si sceglie di far costante riferimento anche alla religione e alla destra del nostro Paese. In quanto persona di destra cresciuta in un ambiente cattolico, non posso che sentirmi preso in causa, il che mi sembra molto strano considerando che la destra non ha avuto la piena voce in capitolo sul tema negli ultimi dieci anni. Risulta infatti alquanto bizzarro che seppur la sinistra sia sempre stata al potere in questo lasso di tempo non sia mai stata realmente e concretamente contemplata, neanche con la maggioranza in Parlamento, la possibilità di modificare la legge 194 rendendo illegali o riducendo significativamente gli obiettori di coscienza. Ma allora com’è possibile che adesso i sedicenti “progressisti” si indignino per ogni affermazione sul tema fatta da chi si ritiene conservatore?

Non ha alcun senso logico neanche parlare di misoginia. La misoginia è un problema molto serio, poiché indica una volontaria soppressione delle donne a favore dell’instaurazione di un VERO patriarcato. Allora a cosa assistiamo quando sentiamo parlare nelle piazze decine e decine di donne ProVita? Isteria di massa? Sono forse state plagiate tutte dal maschilismo e dalla religione? Sono tutte cresciute in ambienti di estrema destra in cui veniva imposta loro un’ideologia conservatrice? O forse un individuo è libero di avere degli ideali indipendentemente dalla società che lo circonda ed è assurdo classificarlo in degli schemi sociali fissi solo per ciò in cui crede?

Sempre parlando dell’attacco alla religione e alla destra, ho trovato poi molto risibile la seguente frase: “dall’altra parte, un attacco sistematico estremamente violento all’applicazione della legge”. Ma quando mai un esponente della destra al governo si sarebbe fatto carico di promesse di abolizione o ridimensionamento della legge 194? A meno che io non sia improvvisamente diventato sordo, ciò non è mai avvenuto, e si tratta semplicemente del classico delirio ideologico in cui bisogna attaccare l’altro schieramento a priori. A tal proposito, infatti, è non solo assurdo quanto ipocrita che si faccia una vera e propria apologia alla legge 194 ma poi se ne critichi un passaggio fondamentale garantito dall’articolo 5: il passaggio da un consultore, come lo psicologo. Anni di battaglie e volete privare una legge della sua piena attuazione? Anni di battaglie e volete togliere il diritto ad una donna di tenere il bambino solo per un vostro ridicolo paraocchi ideologico? Ad oggi, se una donna viene stuprata può abortire, ma se una donna non ha soldi perché deve essere costretta ad abortire? Questo è lo stato progressista che volete? Perdonatemi, ma sinceramente mi fa schifo e conferma la mia presa di posizione come conservatore, se di questo progressismo stiamo parlando.

Trovo assurdo inoltre affermare che gli obiettori di coscienza andrebbero radiati. Si fa spesso il paragone con l’avvocato che deve seguire un cliente anche quando convinto della sua colpevolezza (il che, comunque, è assolutamente falso). Questo paragone, tuttavia, non ha minimamente senso, in quanto a differenza dell’avvocato che ha come lavoro proprio quello di seguire il proprio cliente e al massimo richiedere delle attenuanti laddove la colpevolezza sia palese, un medico è qualificato per garantire ai suoi pazienti le migliori condizioni di salute possibili. Il medico, a differenza dell’avvocato, deve quindi trovarsi di fronte a un enorme dilemma: interrompere la gravidanza e lo sviluppo del feto, cioè del futuro bambino, per evitare ripercussioni psicologiche sulla donna (o addirittura perché la famiglia non potrebbe crescerlo a dovere, argomentazione che mi fa a dir poco rabbrividire, come se la colpa andasse scaricata proprio sul feto) o non rendersi complice di quest’atto? Un dubbio più che legittimo se consideriamo che, al di là del discorso privo di qualsiasi fondamento sulla religione, i medici non sono degli androidi e possono tranquillamente prendere posizioni etiche.

In conclusione, mi trovo contrario alla pratica dell’aborto pur reputando che lo Stato debba dare alla donna la libertà di scegliere, ma questa libertà va garantita anche ai medici e, ad ogni modo, accusare esclusivamente un determinato schieramento religioso e politico di essere contrario a ciò che si ritiene un diritto inalienabile delle donne è come avere una benda di fronte agli occhi. Benda che si potrebbe facilmente togliere, ma forse, spesso, non lo si vuole fare per convenienza, perché è molto comodo far passare i propri “avversari” ideologici per mostri per sembrare paladini della giustizia.

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