Il 16 settembre scorso, in un ospedale di Teheran, una ragazza di soli 22 anni di nome Mahsa Amini moriva dopo tre giorni di coma. Era stata arrestata dalla polizia religiosa poco dopo il suo arrivo nella capitale iraniana per non aver indossato il velo secondo le rigide prescrizioni del Governo, e per questo pestata a morte come dimostrato dalle lesioni alla testa e dalle dichiarazioni di alcuni testimoni. Da quel triste giorno in Iran si sono scatenate proteste senza precedenti, contraddistinte da una forte componente incentrata sull’emancipazione femminile: molte donne si strappano l’hijab, lo bruciano, si tagliano i capelli, danzano in pubblico e scherniscono i radicali del Paese, come protesta nei confronti della loro oppressione nella società iraniana. Rappresentano una resistenza eroica che combatte sanguinosamente tutti i giorni per un futuro egualitario e democratico, per i propri figli e per un Paese dalla grande storia e ricchezza culturale. Intervistiamo oggi Hasti, studentessa del Politecnico di Torino nata e cresciuta in Iran che ringraziamo per il coraggio e la forza mostrata nel parlare di argomenti così delicati (l’intervista è tradotta dall’inglese).
Ciao Hasti, posso solo immaginare quanto sia difficile per te osservare lo scorrere degli eventi così lontana da casa. Raccontaci un po’ di te e di cosa sta accadendo.
Ciao a tutti! Mi chiamo Hasti, sono una ragazza iraniana di 28 anni e vivo in Italia dal 2020. Dopo la laurea in Iran, mi sono trasferita a Torino per studiare ingegneria informatica al Politecnico. Come studente a tempo pieno, ho deciso di continuare i miei studi in Europa perché vivere sotto il dominio della Repubblica Islamica non è stato piacevole. Come donna, vivi sotto una continua repressione da quando hai sei anni e hai iniziato la scuola. La Repubblica Islamica cerca di fare il lavaggio del cervello a tutti i ragazzi per 12 anni a scuola, ogni singolo giorno, e così fino all’università. In quanto donna sarai sempre trattata come cittadino di secondaria importanza per tutto il resto della tua vita: hijab obbligatorio; dover chiedere permessi ufficiali a tuo padre o a tuo marito per un sacco di cose; non avere il diritto di tutelare tuo figlio, di divorziare da tuo marito; non poter andare negli impianti sportivi e tantissime altre cose a livello quotidiano. La Repubblica islamica ha distrutto l’Iran sotto ogni aspetto.
Come persona, non riesci ad avere una vita normale seguendo le loro regole: non ci sono diritti per gli umani, né diritti per gli animali. A causa della loro gestione, l’economia è crollata e la povertà continua a crescere rapidamente, pur essendo l’Iran uno dei paesi più ricchi del mondo.
Come ti senti parte di questa rivoluzione? Cosa rappresenta per te l’Iran?
L’Iran per me è una grossa perdita. È davvero frustrante guardare alla storia del tuo Paese e pensare che pochi fanatici hanno distrutto un luogo pieno di cultura profonda e significativa, storia, arte e tante altre cose meravigliose. Sento che un gruppo di terroristi ha occupato la mia Patria e ci ha portato via ogni cosa. La Repubblica Islamica ha rovinato il patriottismo, il senso di appartenenza a un luogo. Hanno fatto del loro meglio per renderci nemici dei nostri compatrioti. Oltre un milione di persone ha dovuto lasciare la propria famiglia, gli amici, la città natale, e tanti non possono tornare neanche per una visita. Come tanti altri iraniani, ho lasciato il Paese per trovare la felicità da qualche altra parte, ma essere lontano dai tuoi cari in una situazione difficile e drammatica come questa è spaventoso, travolgente, il tutto mentre ci sono continui combattimenti. Ora vivo in un altro Paese e non posso aiutarli, stare con loro, quindi non mi sento davvero parte di questa rivoluzione e credo che gli iraniani rimasti in Paese stiano facendo praticamente tutto. Tuttavia, ho fatto del mio meglio come tanti altri iraniani lontani per usare la libertà di parola di altri Paesi e diffondere le notizie sull’Iran, chiedendo ad altri governi di non trattare la Repubblica Islamica come un governo legittimo poiché continuano a imprigionare e uccidere persone innocenti, bambini compresi.
Hai pensato a cosa fare una volta terminati gli studi?
Data la rivoluzione in corso, non è facile per me capire cosa fare dopo aver terminato gli studi. Sento tutta la mia vita circondata da incertezza, ma penso che mi piacerebbe avere qualche esperienza di lavoro qui in Italia, o forse in un Paese diverso. Soprattutto, spero di vedere presto un Iran libero per poter tornare a casa.
E i tuoi affetti? Riesci a sentirli?
Il giorno in cui ho lasciato la mia famiglia, i miei amici e tutti i miei ricordi per studiare all’estero, non avevo idea di cosa sarebbe successo. Pensavo di tornare in Iran almeno due volte all’anno, poi è scoppiato il COVID e solo alla fine sono riuscita a tornare per visitare famiglia e amici. Sono anche tornata, ma da quel giorno di settembre tutto è cambiato in Iran. È iniziata la rivoluzione hanno bloccato internet, tanti sono stati uccisi e più di duemila sono stati arrestati, inclusa mia madre. Ora non posso neanche tornare per una visita, come tanti altri iraniani che partecipano alle proteste contro la Repubblica Islamica.
Le donne iraniane sono simbolo di forza e resistenza nel mondo. Cosa significa per te essere parte di loro?
Le donne iraniane stanno facendo la storia e sono orgogliosa di essere una di loro. Ci ricordano che anche adesso gli esseri umani, soprattutto le donne, lottano per i diritti umani fondamentali e, purtroppo, è una sfida quotidiana. Anche se è meraviglioso essere testimoni della forza delle donne che lottano per riavere i loro diritti, penso che sia anche importante ricordare che queste donne, che rischiano quotidianamente la vita per un bene superiore, sono persone normali; sono vulnerabili, persone devastate e costrette a combattere duramente perché il regime islamico assassino non ha lasciato loro altra scelta. Per quanto sia motivo di orgoglio essere simbolo di resistenza, è più che altro spaventoso che delle ragazze adolescenti debbano affrontare situazioni brutali e per questo soffrano continuamente di problemi di salute fisica e mentale.
La portata di questa rivoluzione è immensa. Pensi che il tuo Paese sia pronto a far cadere il regime o sono necessarie ulteriori battaglie?
Penso che la rivoluzione non si fermerà finché non ci sarà un cambiamento di regime. Negli ultimi mesi, gli iraniani sono passati ad un livello successivo di rivoluzione formando una nuova associazione necessaria per ottenere riconoscimento politico dagli altri governi, insieme alle proteste e alla disobbedienza civile, e la gente si aspetta di vedere la caduta della Repubblica Islamica prima o poi. È un percorso frustrante per tutti, ma è comunque un processo che ha bisogno di tempo.
Cosa pensi delle prospettive di questa rivoluzione? Cosa è necessario per vincere?
La maggior parte degli iraniani chiede un cambiamento di regime, ma non credo che tutti stiano partecipando a questa rivoluzione perché siamo di fronte a un regime senza pietà. Tuttavia vediamo ogni giorno più coraggio, e questo dona speranza. In questo momento, la Repubblica islamica è sull’orlo del baratro; ha perso legittimità a causa di trattamenti differenti all’interno del sistema, scioperi nazionali, proteste, pressioni a livello mondiale, sanzioni e quindi problemi economici. Tutto ciò porterà alla caduta del loro regime corrotto.
Infine hai qualche pensiero personale da confidare?
Oggi sono preoccupata per la coalizione dei regimi di Iran, Cina, Russia e Arabia Saudita che stanno cercando di sostenere economicamente la Repubblica islamica, e mi chiedo il perché non vediamo alcuna obiezione da parte dei governi occidentali, anche se sono gli stessi che continuano a ripetere “Staremo con gli iraniani che vogliono far cadere il regime, staremo con loro”.
Grazie Hasti, e in bocca al lupo.
“È meglio la peggiore delle democrazie della migliore di tutte le dittature” Sandro Pertini