SCEGLIETE LA VITA

Scegliete la vita
scegliete un lavoro
scegliete una carriera
scegliete la famiglia
scegliete un maxi televisore del cazzo
scegliete lavatrice, macchine, lettori CD e apriscatole elettrici.
Scegliete la buona salute, il colesterolo basso, la polizza vita
scegliete un mutuo a interesse fisso
scegliete una prima casa
scegliete gli amici
scegliete una moda casual e le valigie in tinta
scegliete un salotto di tre pezzi a rate ricopritelo con una stoffa del cazzo
sceglietevi il fai da te e chiedetevi chi cacchio siete la domenica mattina
scegliete di sedervi sul divano a spappolarvi il cervello e lo spirito con i quiz mentre vi ingozzate di schifezze da mangiare,
alla fine scegliete di marcire
di tirare le cuoie in uno squallido ospizio ridotti a motivo di imbarazzo per gli stronzetti viziati ed egoisti che avete figliato per rimpiazzarvi
scegliete un futuro
scegliete la vita.
Ma perché dovrei fare una cosa cosi?
Io ho scelto di non scegliere la vita
ho scelto qualcos’altro
le ragioni?

La verità è che il viaggio verso la vita di Danny Boyle con il suo ‘Trainspotting’ dell 1993 è un viaggio allucinogeno verso le diverse accezioni della quotidianità.

Se c’è un filo conduttore che lega tutti i personaggi di Trainspotting è la risolutezza con la quale compiono le loro azioni. Ognuno appare all’esterno perfettamente conscio degli errori in cui finisce per cadere, ma  non ne sembra spaventato. I protagonisti principali infatti sono pervasi da un sentimento quasi atarassico nel compiere le loro gesta. Anzi a dire il vero sembra che per ciascuno di loro cadere nei propri vizi sia finita per diventare un ‘esperienza catartica quotidiana.

Ed è infatti sulle note di ‘Born slippy’ che Mark,Spud e Sick Boy si lasciano perdere tra le pareti di quelle che  definiremmo delle Trap House ante litteram in trip mentali dovuti ad assunzione e abuso di droghe pesanti.

Nello sfondo il disagio esistenziale degli anni 90 dei sobborghi scozzesi e delle highlands, del football e del porno, della dipendenza da droghe e dell’esigenza di (non)adeguarsi alla vita di società.

Personaggi come Sick Boy non possono non colpire lo spettatore, con quell’aria tutta saccente da chi vuole solo fregare il prossimo, millantando una profonda conoscenza  dei film di Sean Connery e avanzando azzardate teorie sulle cose e sulla vita.

Spud invece può essere guardato bonariamente, lui non farebbe male ad una mosca. Se il film fosse stato ambientato in America piuttosto che in Scozia sarebbe stato rappresentato come il tipico sfigato sul quale la natura si è accanita. Non è sveglio, l’incisione sulla sua psiche e sulla condotta che assume delle droghe  lo rende ancora di più in difficoltà nel relazionarsi alle situazioni quotidiane .

Mark invece secondo una mia interpretazione è il più drogato di tutti, non riuscirebbe a rinunciare ad una dose di eroina nemmeno dopo aver passato tragedie, e spesso durante il film ha reso palese come l’unica forma di difesa nei confronti delle avversità per lui sia stata la droga.

Ma nonostante tutto lo spettatore non smette mai di avere fiducia in lui, è come se per tutta l’avventura Mark Renton stia cercando il famoso ‘uomo in più’ di Sorrentino, capace di svoltare la propria vita uccidendo la sua precedente identità, perché al contrario degli altri Mark sembra seriamente intenzionato a non sprecare la propria intelligenza, le proprie intuizioni , il proprio istinto.

Per joyce la città della malinconia è Dublino, piena di gente triste che trascorre una vita miserabile ed è costantemente infelice. Evidentemente per Irvine Welsh l’autore del romanzo da cui il film prende spunto l’epicentro del degrado mondiale non poteva che essere collocato nei sobborghi scozzesi. Ed è proprio da questi sobborghi che Mark prende coscienza di dover scappare per andare a Londra in cerca di una nuova vita.Londra, la città dove tutto succede e dove Mark potrà finalmente uscire dal tunnel della droga e della monotonia.

Probabilmente un altro elemento che potrebbe aver fatto entrare Mark nelle nostre grazie è l’impossibile storia con  Diane, ragazza molto sveglia e carina ma molto più giovane di lui. Lui la allontana ma ne è perso , come anche lei di lui se non sapesse che la storia tra i due  può continuare solo se presa come un gioco, quindi assolutamente non seriamente. I due si ritrovano più volte nel corso della pellicola ma saranno i pochi dialoghi con Diane a far capire a Mark il vero significato dello spot ‘scegli la vita’.

Probabilmente per scegliere la vita bisogna accorgersi realmente del suo valore e assai spesso ci troviamo a scoprire il valore delle cose quando stiamo per perderle…

Alla fine del film Renton sembra dividere il pubblico con quello che definisce un ‘piccolo tradimento’ nei confronti dei suoi ex amici…per alcuni si tratta di un atto di slealtà che segna un taglio netto con la figura che ci ha accompagnato fino a quel momento così umana e fragile da sembrare quasi innocua… per qualcun altro è solo l’uomo in più di Mark Renton che ha preso coraggio di vivere la vita che merita e fare quello che è giusto fare.

L’elemento che unisce questi tre personaggi è la loro passione-ossessione  pura, viva per la droga.

Da questo cerchio bisogna tenere lontano Begbie, la furia. Begbie è drogato di violenza e adrenalina, avrebbe potuto far scoppiare una rissa in un bar per qualsiasi occasione. Un ‘Alex Delarge ‘ prima della ‘Cura Lodovico’ ma senza la passione per Beethoven e le ‘Drogucce mescaline’, per lui solo ultraviolenza a volontà, si fa di gente.

Begbie sembra fin dall’inizio mentalmente instabile nonostante rimanga fino alla fine il più sobrio di tutti.Quello che viene messo in scena però è un’ escalation di degenerazioni che finirà per rovinare il più ‘pulito’ in mezzo ad un gruppo di drogati con le sue stesse mani.

E infine c’è Tommy , lui non è un drogato vero. Inizia farsi di eroina perché Mark gli dice che ‘è meglio del sesso’ e così dopo la rottura con la ragazza diventa un tossicodipendente e abbandona lo stile di vita del ragazzo sano e sportivo.

Sfortunatamente é l’unico a lasciarci le penne dopo aver contratto una malattia dovuta alle condizioni pietose in cui vive dopo essere stato lasciato.

Scegliete la vita.

Mark Renton

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