RECENSIONE DIZIONARIO DELLE TRISTEZZE SENZA NOME DI JOHN KOENIG

“Dizionario delle Tristezze Senza Nome” di John Koenig è una raccolta straordinaria di parole che danno voce a sfumature di emozioni umane altrimenti difficili da descrivere. Koenig non solo crea parole nuove, ma le radica nell’etimologia e nella fusione di lingue, aggiungendo così un nuovo strato di profondità e significato.

Un esempio di ciò è “hanker sore”, una parola che combina “hanker” e “sore”. “Hanker” significa desiderare fortemente o bramare intensamente, mentre “sore” indica dolore o dolore persistente. Quindi, “hanker sore” descrive il dolore nostalgico e il desiderio persistente di qualcosa o qualcuno che è stato perso o che non si può più avere.

Un altro termine affascinante è “sonder”, una fusione di “sondern” in tedesco e “sonderen” in olandese. “Sondern” significa “ma” o “piuttosto”, mentre “sonderen” significa “indagare” o “esaminare attentamente”. Quindi, “sonder” rappresenta l’idea di indagare o esaminare attentamente la vita interiore di altre persone, rendendoci consapevoli della complessità delle loro esperienze emotive e interiori.

Un altro esempio eloquente è “monachopsis”, una parola creata da Koenig unendo il prefisso “mono-” che significa “uno” e “achop”, una variante di “achop” che deriva dal greco antico e significa “lontano”. Quindi, “monachopsis” cattura l’idea di sentirsi fuori luogo o di non appartenere a un certo contesto, come se ci si trovasse in una situazione sbagliata o distante. Questa parola afferra perfettamente la sensazione di estraneità e disorientamento che può sopraggiungere in momenti di cambiamento o di incertezza nella vita.

Creare nuove parole è importante perché il linguaggio è uno strumento essenziale per esprimere e comprendere il mondo che ci circonda e le nostre esperienze personali. Tuttavia, ci sono sfumature di emozioni e concetti che possono sfuggire al linguaggio esistente. Creare nuove parole ci offre un modo per colmare queste lacune e per comunicare in modo più preciso e completo. Inoltre, il linguaggio ha il potere di plasmare il nostro pensiero e la nostra comprensione del mondo; quindi, l’introduzione di nuove parole può anche influenzare il modo in cui percepiamo e interpretiamo la realtà. Infine, creare nuove parole può stimolare la creatività e l’immaginazione, incoraggiandoci a esplorare nuovi territori concettuali e ad arricchire il nostro patrimonio linguistico e culturale.

Attraverso queste parole, Koenig ci offre un linguaggio per esprimere e comprendere le nostre emozioni più profonde. Utilizzando l’etimologia e la fusione di lingue, riesce a catturare sfumature di significato che altrimenti potrebbero sfuggire al linguaggio comune. “Dizionario delle Tristezze Senza Nome” è un’opera che ci invita a esplorare la complessità delle nostre emozioni umane attraverso un linguaggio nuovo e coinvolgente. Con la sua prosa evocativa e le sue parole straordinarie, questo libro offre un’opportunità unica di auto-riflessione e di auto-esplorazione, invitandoci a dare voce alle nostre tristezze senza nome e a trovare conforto nell’arte della parola.

Che cosa succederebbe se iniziassimo tutti a navigare le nostre impressioni interiori, arrivando a spiegarcele così bene da riuscire a racchiuderle in un neologismo? Una nuova parola?

Non sarebbe questo un mondo fantastico?

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