Le parole sono importanti! – viaggio nell’informazione americana-.

La stampa e il modello americano sono da sempre il punto di riferimento principale per il sistema mass mediatico occidentale. Quasi tutti i format, dai più classici talk show in televisione fino alle newsletter online, vengono importati da oltre oceano e riproposti in chiavi e salse diverse a seconda della cultura del paese di riferimento. Senza David Letterman, insomma, non avremmo Fabio Fazio, senza Zuckerberg non potreste star leggendo questo articolo e senza il New York Times chi vi scrive avrebbe ottanta euro in più ogni anno. Per questi motivi capire come funziona, o meglio, come non funziona la stampa americana al giorno d’oggi è di cruciale importanza se ci si vuole orientare nel tanto vasto quanto affascinante mondo dell’informazione.

La crisi

Facciamo allora un passo indietro e partiamo da un fatto: da vent’ anni a questa parte la stampa americana è in crisi. La stragrande maggioranza dei giornali che esistevano dieci anni fa non esistono più o sono stati inglobati da società più grandi, c’entrano l’ascesa dell’informazione digitale, la polarizzazione politica e più recentemente la pandemia, che hanno radicalmente trasformato il mercato dell’editoria e non solo.  All’interno di questo trend di generale caduta libera però, c’è stato un periodo in particolare in cui i bilanci delle società di informazione americane brillavano di un verde sgargiante: i quattro anni di presidenza di Donald Trump.

Lo schema era consolidato: i giornali accusavano Trump di essere una minaccia per la democrazia e lui rispondeva accusandoli d’essere finanziati da oscure lobby democratiche, fidelizzando ancor più i suoi sostenitori e spostandoli verso fonti di informazione sempre più radicalizzate ed estremiste. Eppure, Come disse il presidente di CBS Les Moonves agli investitori nel febbraio 2016:

«Trump non farà bene all’America, ma farà benissimo a CBS».  

Non è infatti un segreto che l’ascesa del Tycoon, abbia salvato milioni di abbonamenti e affari pubblicitari, anche solo per lo stato d’allarme e di euforia che il presidente era in grado di generare tra i suoi detrattori e sostenitori.(https://www.politico.com/blogs/on-media/2016/02/les-moonves-trump-cbs-220001)

Paradossi, Politica e cavalli imbizzarriti

Questo è uno dei più incolmabili paradossi dell’informazione politica: più un politico fa scandalo, più è estremo nelle sue affermazioni, più i suoi capelli sono arancioni e gli occhi vispi più i giornali, specialmente quelli che fanno dell’opposizione a tale politico una linea editoriale, vendono e guadagnano. Questa dinamica è stata portata allo stremo durante la presidenza Trump in cui, per dirla con le parole del comico americano Jhon Mulaney:

“sembrava di avere un cavallo a briglie sciolte in un ospedale pediatrico: nessuno sapeva come reagire; perché non c’era mai stato un cavallo in un ospedale”.

E allora i giornali speculavano, monitoravano, origliavano e i lettori erano sempre sull’attenti perché: non si poteva mai sapere quando il cavallo avrebbe trovato il bottone per lanciare il razzo nucleare”
(https://www.youtube.com/watch?v=JhkZMxgPxXU).
Ora che alla Casa Bianca non c’è più uno sgangherato milionario ma un anziano ex senatore del Delaware. L’attenzione è visibilmente calata, tre anni di amministrazione Biden hanno calmato molto il dibattito politico e di conseguenza anche le vendite dei giornali sono crollate. Ma in vista delle elezioni 2024 Trump è tornato, con tanto di Foto segnaletica, retorica sulle elezioni rubate e un nutrito bagaglio di denunce per molestie sessuali ponendo la stampa americana difronte ad un importante bivio.

Ritorno al futuro

Per un settore in forte crisi, come quello dell’editoria, ce ne sono altri in visibile rampa di lancio. Nel 2022 infatti il New york times stima che il 42% delle proprie revenue sia arrivato dagli abbonamenti on-line contro il 5 % del 2011, anno in cui venne lanciata la campagna abbonamenti. Si tratta di una rivoluzione di portata gigantesca non solo in termini di guadagni ma anche nel modo in cui l’informazione arrivava ai lettori e viene assimilata. I lettori non sono più fruitori d’informazione ma veri e propri consumatori e i giornali vendono non solo notizie e inchieste ma un bagaglio di profilicità che li faccia sentire parte di una comunità, continuamente coinvolti e interpellati. Meredith Kopit Levien,  direttrice operativa del giornale nel 2017, in un incontro dal titolo “Perché la verità va pagata”, ha spiegato che:

 “gli abbonamenti digitali che funzionano sono prodotti che espandono i tuoi gusti ed allargano i tuoi orizzonti, ti fanno interessare in cose nuove, dirigono la tua attenzione verso cose interessanti e gratificanti, e nel contempo imparano qualcosa da te”. ( https://www.ilpost.it/2018/10/15/new-york-times-abbonamenti/ )

L’altro lato della medaglia rispetto alla questione economica, dunque, è il piano morale: un problema con cui il giornalismo fa i conti da sempre, che si è particolarmente ingigantito negli ultimi decenni e che riguarda più in generale la relazione che l’informazione dovrebbe avere con la verità. La domanda di fondo è: se qualcuno sta mentendo, sapendo di mentire, per dividere la folla e generare odio, bisognerebbe dargli spazio, in nome della libertà di espressione, oppure una fake news non è una news e va ignorata? E sopra tutto chi deve decidere cosa è informazione e cosa no? I lettori? I giornalisti? I bilanci? L’algoritmo?

Le Parole giuste

Da come i giornali decideranno di rispondere a questi interrogativi passa molto del futuro dell’informazione e della democrazia americana e non solo. In un mondo dove prendere posizione è sempre più semplice e cambiare opinione non sembra più essere un’opzione le parole scelte per raccontare i fatti hanno un peso senza precedenti, eppure molto spesso sono proprio queste le prime a perdersi nel chiasso di chi non ha nulla da dire ma lo grida più forte degli altri.

Le parole sono importanti!

Grida il regista e protagonista Nanni Moretti alla fine di quel classico estemporaneo che è “palombella rossa”, e se i primi a ricordarsene non saranno quelli che con le parole ci lavorano, il rischio di finire schiaffeggiati con forza da un pallanuotista scapestrato è, ad oggi, più reale che mai.

( https://www.youtube.com/watch?v=qtP3FWRo6Ow )

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