Un’anima in pellegrinaggio – il potere dei salti nel vuoto

È da quasi un anno, ormai, che sono in viaggio. Tornata a casa solo per rifare le valigie e prendere la rincorsa, accarezzare il cagnolino, ricucire gli affetti, i ricordi, indossarli come gioielli unici, senza lasciare ad essi troppo spazio. Iniziare di nuovo. 

Il freddo inverno del Nord Europa, la sabbia cocente dell’Africa, il sole caldo dell’India; pietanze diverse, odori prototipici, vegetazioni uniche. Uno zaino in spalla con tutto ciò che conta, parto da sola. E al mio fianco, poi, una famiglia rinnovata sempre. Un cuore pesante che si trascina collezionando farfalle che muoiono troppo presto. Ma la magia dell’amore rimane nelle venature del mio corpo, nelle pareti sincretiche delle mie viene e mi fortifica come una quercia. 

E allora parto di nuovo, indubbiamente. In cerca di avventure e paesaggi. Voglio l’adrenalina e il brivido, l’instante prima del salto, quando il sapore della vita viene rivelato con un grido non più trattenuto. 

Mi tuffo nell’oceano e nuoto, nuoto ancora, tra i pesci rossi e blu, le spigole e i polipi senzienti. 

Divoro libri e li applico alla vita, divoro la vita e la applico ai libri. 

Parlo lingue diverse e il volto cambia mentre le pronuncio. Butto le maschere e indosso una foglia blu elettrica. 

Ho iniziato a scoprirmi solo ora, senza specchi, ora che con me ho solo uno zaino con tutto ciò che conta, un cuore pesante che si trascina collezionando farfalle che muoiono troppo presto. 

Divoro fantasmi, e dal mio petto sgorgano fiumi e fiori caldi e vivi. 

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