C’eravamo tanto amati – o forse no

Guardaci ora. L’avresti detto che avremmo fallito una seconda volta?
Di chi è stata la colpa? Tu sai dirlo?
Hai trasformato la nostra estate quando hai deciso di dire “ti amo”: hai accantonato il divertimento, gli amici e il mare, insinuandoti con forza nella mia vita una seconda volta. Io volevo solo ballare nel mio vestito nero, con il mio bicchiere di birra e il mio trucco brillante tu volevi guardarmi e dire “Perché no?”. Ci siamo avviati, nel caldo di agosto, in una strada che avevamo già percorso. Perché l’abbiamo fatto? Potevamo stare bene e invece tu hai detto che mi amavi e io non potevo non ascoltarti: sapevo che non si poteva tornare indietro.

Ti ricordi la seconda settimana che stavamo insieme? La stazione mi sembrava lì per noi: siamo partiti per Firenze, era nuvolosa e piovosa. Correvamo come se fossimo in Licorice Pizza (film che hai stoppato perché ti sembrava troppo lento) e invece ci stavamo soltanto illudendo che fossimo giusti uno per l’altro: l’udito tappato dagli aerei che stavamo
prendendo e la vista era annebbiata dalle parole, parole, parole.


Il destino ci aveva fatto rincontrare dopo due anni in cui ci eravamo divisi: avevo un carattere troppo forte da sopportare ma ero cambiata, mi ero appiattita, chi era questa? Andava meglio perché c’erano degli errori da modificare come in Ruby Sparks (film che hai tolto dopo la prima mezz’ora perché ti sembrava troppo noioso), mi sono messa a tratteggiare i comportamenti giusti non lasciando trasparire nessuna emozione negativa. Ma la vita universitaria mi ha invitato sul ring per dei round infiniti ed andava bene essere tristi, andava bene dire che non andava bene.

Ma per te no: l’estate era finita e tu non lo accettavi, dov’era la felicità immortale?

“È troppo difficile, troppo impegnativo” e allora io mettevo da parte i miei malumori, le mie tristezze e mi trascinavo dalla mia amica, per un letto morbido, una coperta piena di soluzioni pratiche e un aiuto in tutto, sempre sorridendo e senza mai mollare. Perché ne avevo bisogno.


“Ti scelgo per quello che sei”.
“Mi vorresti in un’altra maniera? O vado bene così?”
“Sei perfetta.” E invece non era così.


Io ti credevo ma tu mi mentivi; hai mentito per mesi e poi hai vomitato tutto. Perché la mia allegria c’era comunque ma per te non esisteva più. Anche questa volta c’era qualcosa che dovevo modificare del mio carattere: tra due mesi ci sarebbe stato un altro particolare e tra un anno cosa sarei diventata? Cosa sono diventata?


Mi chiedo: Esisti davvero se non sei più tu?


Così proprio come Gianni prima ama Luciana e poi la lascia perché la povertà era diventata insostenibile e perciò ricerca la ricchezza e la realizzazione personale in C’eravamo tanto amati (altro film che non volevi vedere perché ti sembrava noioso), tu hai fatto lo stesso: per te era troppo difficile sostenermi nei problemi della vita. Ma non c’è bisogno che menti ancora, la verità è che quando si lavora per sé stessi non si ha più tempo da sprecare, non
si ha tempo per essere tristi, si deve correre.

Ma io avevo le caviglie slogate e tu non volevi più stare seduto ad aspettare me.

Così come in La La Land (che abbiamo guardato insieme) questa non è una storia d’amore: sappiamo dall’inizio che Mia e Seb non sono fatti per stare insieme eternamente, perché il loro obiettivo è l’autoaffermazione, non c’è spazio per altro.

Ma qualcosa va storto, si innamorano e si fermano: lunghe passeggiate, sguardi e canzoni davanti ai tramonti di Los Angeles. Per un’ora e quaranta sono innamorati, ma allora perché non è una storia d’amore? Cosa stiamo vedendo? L’ambizione è il tema centrale e tutto si muove intorno alla brama di diventare un’attrice da parte di Mia e di aprire un bar jazz da parte di Sebastian. Ma allora perché stanno insieme? Si ingannano pensando che l’amore possa conciliarsi con il poco tempo, con la mente altrove, con la stanchezza, con la distanza, ma alla fine lo capiscono: il primo posto è quello che assorbe tutto. E noi non siamo stati mai su questo podio. Tu volevi la vita che esisteva in Pulp fiction mentre io volevo la vita di Luciana e Antonio, la verità, l’amore vero e forse un po’ di La La Land, ma la
prossima volta dovrò stare più attenta a cosa desidero.

Il mio vero La La Land inizia ora, gli ultimi dieci minuti del film saranno il mio progetto, e il tuo?

L’estate è finita da tanto e non te ne sei accorto, perché cercavo di darti calore e le giornate soleggiate, mentre tu guardavi solo il mare in burrasca e la pioggia. Un’altra stagione della mia vita è passata, ora io starò bene perché il maltempo non c’è più, ma tu non sarai qui per goderti la bella giornata. Il vecchio film lo accantono, la pellicola è rovinata per sempre. Ora forse deciderò di guardare Whiplash oppure Kill Bill, forse nessuno dei due, ma sono sicura
di poter essere tutto ciò che voglio senza freni.

Una risposta

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Post correlati

Raccontatori

Ho capito perché li chiamano così, gli autori.Per etimologia, autore è colui che crea. Non ci avevo mai fatto caso. Scrittore, romanziere, novellista, saggista. Poeta,

Arte e umanità: un epilogo comune

Che ne sarà di questo quadro, di questo libro, di questa scultura? Qualcosa della sua essenza mi appartiene? E se le nostre sorti fossero intrecciate

I volti di Amore

È davvero possibile innamorarsi una seconda volta, o il treno dell’amore vero è destinato a passare una sola volta nella nostra vita? Una confessione a

Comunica il dolore, se riesci

L’ESTERNO: VEDO BENE DA LONTANO Da quando siamo bambini impariamo quanto l’unione faccia la forza e come il gioco di squadra sia il mezzo con

© All rights reserved PAROLAPERTA 2023