Il secondo posto a Sanremo di Jacopo Lazzarini, ai più Lazza, ha un valore più importante e viene da più lontano di quanto si possa immaginare.
Partiamo col dire che Lazza è il primo rapper a portare il rap nella competizione iridata della canzone italiana, non me ne vogliano i vari Rancore, Rkomi, Achille Lauro, Clementino e via cantante.
Non è facile portare il rap a Sanremo e soprattutto non è facile portare il rap che fa Lazza a Sanremo.
Non nascondo che all’annuncio della partecipazione del buon Jacopo mi sono un attimo irrigidito, considerando anche il mio essere un grande fan dello stesso.
‘E adesso cosa porta?’ mi sono chiesto.
Lazza fa punchlines, è provocatorio, ha un immaginario troppo forte per quello a cui sono abituate le orecchie pulite di chi segue assiduamente il Festival.
Ad onor del vero, allo stesso tempo ero profondamente convinto che avesse tutte le carte in regola per poter essere credibile, partendo dalle capacità liricistiche, continuando con la preparazione musicale e finendo con un’identità concreta.
Comincia il Festival e Zzala risponde prontamente alla mia domanda.
Porta tutto quello che è.
Preparazione, identità, punchlines e immaginario.
Ma soprattutto rappa, con la stessa qualità che gli ha permesso di essere il cantante che per più tempo è stato in cima alle classifiche, spodestando il primato di un certo Vasco.
Non pago del suo saper rappare, ricorda ai gentiluomini e alle gentildonne che si prestavano ad ascoltarlo all’Ariston nella sera dei duetti, decide di far intendere che anche un rapper sa effettivamente cantare.
Canta ‘La Fine’, di Nesli, lo accompagna Emma Marrone.
Via le paure, via i timori.
Lazza è forte, ma soprattutto è il miglior rapper dell’ultimo anno.
E decide di prendere quel rap che in anni e anni di Festival è stato denigrato e ridicolizzato – e si badi bene, non solo da pubblico e conduttori, Eminem docet, ma anche dagli stessi rapper – e di portarlo con le unghie e con i denti sopra anche al plastico Ultimo e al piatto Mr Rain.
Il secondo classificato sarà anche il primo degli ultimi ma il rap non è mai stato così in alto.
La grandezza di Lazza sta nel dare dignità al mestiere e di darne soprattutto a sé stesso, splendendo come la sua stella Sirio, meno lucente solo di quel Sole che è Mengoni.
Quel secondo posto dice chiaro e tondo che il rap ormai è il primo genere in italia e in realtà conferma solo quello che classifiche e risultati preannunciano da circa 10 anni.
In cuor mio spero che il rap smetta di essere racchiuso in quel genuino ‘Bro’ di Gianni Morandi rivolto a Lazza al termine di ogni esibizione, e che inizi a essere considerato come merita, anche se non sono sicuro che quell’aria da ‘reietto’ faccia effettivamente così male.
Il secondo punto su cui vorrei soffermarmi è che il secondo posto di Zzala parte veramente da lontano.
Jacopo Lazzarini si diploma in conservatorio, suona il pianoforte come nessuno nella scena può permettersi di fare e le sue ouverture sono una chiara dimostrazione di come la preparazione sappia e possa diventare un concreto valore aggiunto.
Jacopo Lazzarini è un liricista, ce lo dicono le recenti ‘Alibi’ e ‘Replay’, ma ce lo dicono anche ‘Catrame’ e ‘Cazal’ contenute in Re Mida, ‘Silenzio’ in Zzala e le meno recenti ‘Non sei l’unica’ e ‘Come le sirene’ (allego link da YouTube: https://youtu.be/dvdudpk-Ez8 ; https://youtu.be/9d1HIYQZTmA ).
Jacopo Lazzarini fa il rap e lo fa sporco, si vedano ‘Gucci Ski-Mask’, ‘Superman’, ‘Puto’.
Lazza è tanto poliedrico quanto forte, e ce lo grida in faccia in ogni pezzo.
Non me ne vogliano i puristi, i fan del conscious, tantomeno quelli dell’altro versante, che sia trap, drill o quello che volete.
Lazza sa fare quello che fa il tuo rapper preferito, e state sicuri che non lo fa peggio.
Non so quando e se Zzala avrà il riconoscimento che merita, ma credo che sicuramente un grazie gli vada concesso.
Perché non si è snaturato, perché ha dato dignità e perché non ha avuto paura.
Forse per amore di quello che fa, forse perché alla fine, dietro quell’aria un po’ spocchiosa, c’è davvero una piena consapevolezza dei propri mezzi.
Grazie Lazza, perché in fondo hai fatto vincere il rap.
Che la tua Sirio brilli domani più di oggi.
Soffrire vuol dire essere vivi
Quante volte la paura di qualcosa ci blocca in una sorta di limbo? Ci ripetiamo tra noi che è meglio soffrire per qualcosa che non