Con il decreto-legge, n.52, emanato dal Presidente della Repubblica in data 22 aprile 2021, sono state introdotte le ennesime misure urgenti per contenere e contrastare l’emergenza epidemiologica da Covid-19.
In particolare, il decreto, nell’articolo 2, prevede che gli spostamenti in entrata e in uscita dai territori collocati in zona rossa e arancione siano consentiti anche ai soggetti muniti delle certificazioni verdi, che possono costituire per di più condizione di accesso ad eventi pubblici, quali fiere, convegni o congressi.
Si tratta, come si può ben intendere, di ‘certificazioni comprovanti lo stato di avvenuta vaccinazione contro il SARS-CoV-2 o guarigione dall’infezione da SARS-CoV-2, ovvero l’effettuazione di un test molecolare o antigenico rapido con risultato negativo al virus SARS-CoV-2’ (art.9, d.l. sopracitato).
In merito all’adeguatezza, validità e legittimità di tali certificazioni si sono venute a creare due tifoserie contrapposte: una a favore, che vede nella schedatura di soggetti positivi, guariti e vaccinati, con tanto di certificato di garanzia, il respiratore per un turismo e per un’economia da tempo in terapia intensiva; l’altra, d’opposizione, che invece ritiene le certificazioni essere esclusivamente una lesione del proprio diritto alla riservatezza, con conseguenze che possono tradursi in discriminazioni, violazioni e compressioni illegittime di libertà costituzionali.
Il Garante per la protezione dei dati personali , con un provvedimento di avvertimento datato 23 aprile 2021, è entrato nel merito della questione, eccependo criticità nelle disposizioni del decreto-legge. In primis, il GPDP riscontra l’inidoneità della base giuridica, in quanto, esclusivamente una legge statale può subordinare l’esercizio di determinati diritti o libertà all’esibizione di tale certificazione, rilevando inoltre violazioni di diversi principi, tra cui quelli di proporzionalità, minimizzazioni dei dati, esattezza e trasparenza, che contribuiscono a bilanciare l’interesse pubblico che si intende perseguire e l’interesse individuale alla riservatezza.
I dubbi sono tanti, ma gli interrogativi sono pochi: il ‘Green Pass’ è veramente la mossa giusta? Sarà realmente utile o alimenterà la confusione che regna da più di un anno?
Lo scopriremo solo vivendo… Tanto ormai ci siamo abituati!