« Il linguaggio politico ha lo scopo di far sembrare le bugie verità e gli omicidi rispettabili, e di dare un’apparenza di solidità al vento puro »
-George Orwell
Nel disordine d’idee del nostro millennio, che confonde le menti e annebbia l’anima convincendoci del fatto che la guerra sia pace, la libertà sia schiavitù e l’ignoranza sia forza, esiste ancora un faro che illumina la verità, in nome di un puro senso di giustizia incorruttibile: Julian Assange, giornalista e cofondatore di WikiLeaks, un’organizzazione internazionale che si occupa dal 2006 di diffondere documenti governativi di interesse pubblico protetti da Segreto di Stato.
Massacri di civili, torture, crimini di guerra, scandali politici e tremendi errori finanziari sono solo alcuni dei temi affrontati da WikiLeaks.
Tra i paradossi politici (e non solo) divulgati, ricordiamo la pubblicazione del documento contenente le direttive di Guantanamo (ancora oggi consultabile su internet sotto il nome di “Camp Delta Standard Opereting Procedures”1), un campo di prigionia statunitense di massima sicurezza, situato sull’isola di Cuba e installato nel 2002 in piena emergenza antiterrorismo. La struttura è nota per essere considerata come un “buco nero dei diritti umani”, dove i detenuti subiscono torture, soprusi, alimentazioni forzate e negate, e ulteriori trattamenti disumani e degradanti.
Tra i 780 prigionieri politici almeno 150 sarebbero innocenti, tra cui un novantenne afghano affetto da demenza senile e Mohammad Nasim, agricoltore analfabeta finito a Guantanamo soltanto per un caso di semplice omonimia con un leader talebano.
Stando alle direttive del Documento, quel che importava era occultare le torture nel campo ed esaltare al contempo l’importanza della lotta al terrorismo, in nome della sicurezza nazionale e internazionale.
Tra le ulteriori informazioni macabre e segrete riportate sul sito, spicca la divulgazione dei cosiddetti “Afghan War Logs” e “Iraq War Logs”: più di 76mila documenti segreti sui conflitti in Afghanistan e Iraq che mettevano in mostra una guerra diversa da quella che i media tradizionali riportavano tutti i giorni.
Ancora, ricordiamo un video pubblicato nel 2010 col nome “Collateral murder”, facilmente rintracciabile ancora oggi su YouTube (persino sottotitolato in italiano2), che riprende un attacco aereo militare che colpì dei giornalisti disarmati durante la guerra in Iraq, scambiati per sovversivi. In particolare, le registrazioni riprendevano le raccapriccianti conversazioni tra i militari e i propri superiori, compiaciuti di aver provocato quel danno a cittadini innocenti.
Il risultato fu la morte di 18 civili iracheni, tra cui un padre di due bambini rimasti feriti che si era accostato per soccorrere i giornalisti.
Infine, è bene analizzare lo scandalo Cablegate.
Assange e il suo team rilevarono messaggi cifrati intercorsi tra diplomatici americani. I messaggi rivelavano un’immagine cupa del sistema di rapporti internazionali: multinazionali operanti ad Haiti e d’accordo con il governo per bloccare l’aumento degli stipendi, spionaggio ai danni di funzionari dell’Onu e ulteriori scandali.
Per quanto ci riguarda da vicino, inoltre, l’Italia che emergeva dalle corrispondenze dei diplomatici americani era una “democrazia dal guinzaglio molto corto”, dove la politica subiva grandi pressioni dagli Stati Uniti, che intervenivano massicciamente sulle questioni italiane.
Lo scorso 17 giugno, il Ministro degli Interni britannico ha approvato l’estradizione di Assange, che ad oggi rischia di perdere la sua battaglia.
La richiesta d’estradizione fu avanzata qualche anno fa dagli Stati Uniti, che accusavano il “temuto” giornalista di cospirazione, spionaggio e di aver ripetutamente violato il Segreto di Stato.
L’America oggi condanna la vita di un uomo che, in nome della coscienza pubblica, ha reso note le vergogne di un sistema politico macchiato di sangue innocente, che da anni seppellisce verità sotto un cumulo di menzogne per non turbare il sonno dei propri cari cittadini.
Condannare Assange significa condannare noi stessi a restare imprigionati in una realtà orwelliana e distorta, in cui la verità rimane un concetto relativo e funzionale al potere. In tempi di menzogne universali, dire la verità è un atto rivoluzionario e come tale richiede un enorme fonte di coraggio, e WikiLeaks ci insegna che il coraggio è contagioso.
[1] http://hrlibrary.umn.edu/OathBetrayed/SOP%201-238.pdf
[2] https://www.youtube.com/watch?v=DnLAhMN7B6U&t=656s&ab_channel=WikiLeaksItalia