La sicurezza dell’ignoto

(Pezzi di puzzle)

Dopo tanti anni mi sono finalmente sentita vuota.
Tanti anni a barcamenarmi tra i vari impegni, tra tutte le varie versioni di me che fanno cose diverse, tutte le varie versioni di me con persone diverse.
Tanti tasselli della persona che sono, tutti assegnati a varie destinazioni, che continuavo costantemente a togliere e a lasciare in qualche posto, alcuni obbligatoriamente, altri per volontà mia -di altri ancora non me ne raccapezzo-. Tutto questo a scapito delle mie energie.
Ne ho lasciati alcuni a molte persone e di una parte di esse, col senno di poi, me ne vergogno un po’; a volte per la foga del momento ne ho lasciato anche più di uno.

E poi il nulla, mi sono sentita vuota.
Dopo tutta quella fretta e quel dovere di dare qualcosa a qualcuno, non ricavandone mai quello che volevo. Dopo tutta l’ansia di non star facendo abbastanza mi sono fermata e rilassata.
E non mi sono sentita triste, senza una lista dettagliata di cose da fare, persone da frequentare o altri impegni imminenti da depennare.

Ho imparato a lasciarmi andare.

A non pianificare troppo.
Per non rimanere troppo delusa quando una piccola cosa mi faceva saltare tutto quel minuzioso piano ben congegnato.

Ho imparato a non nutrire speranze troppo grandi nelle persone.
Perché quando non si avveravano ci rimanevo male.
E a non pretendere neanche troppo da me stessa, per il medesimo motivo.

Ho imparato a non pretendere sempre il sole, perché la pioggia nutre le piante e fa sbocciare i fiori che senza di essa appassirebbero. E alla fine di tutto esce l’arcobaleno.
Che dopo ogni giornata, per quanto impegnata o brutta sia stata, il sole risorge comunque, senza dar conto a niente o nessuno.

Ho imparato che i momenti brutti servono per apprezzare i momenti belli, che la tristezza è necessaria, che una positività forzata è controproducente, che tutto può servire come insegnamento.

Ho imparato a non rinchiudermi in compartimenti stagni, a definirmi costantemente, a sentirmi sempre in vena di fare qualcosa rinunciando a ricaricarmi.

Ho smesso di sentirmi un puzzle finito e scomposto, pronto per essere rimesso nella sua custodia.

Ho smesso di aver paura del futuro.
Ho smesso di provare a pianificare tutto.
Ho smesso di aspettare qualcosa in me o negli altri.
Ho smesso di sentirmi sempre scarica.

Ora ho una grande curiosità per ciò che prima mi spaventava: il “domani”.
Ora cerco di godermi attimi effimeri di felicità.
Con la certezza che sarà tutto, prima della sua realizzazione, incerto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Post correlati

Al Sud il turismo non basta

Quante volte abbiamo sentito tra i tavoli dei bar, sulle panchine nei parchi, nelle piazze e purtroppo anche in tanti comizi e interviste di politici

Agnes

Il pomeriggio in cui conobbi Agnes era crudelmente arido.Era l’agosto dei miei dieci anni. Nella mia impressione del tempo, quel mese aveva l’effigie di solo

Los muertos esperan por tí

“I morti ti aspettano, pistolero” mi disse una bruja, in una balera di notte, “te queda un ultimo tango”. Lo disse sul ciglio della porta,

© All rights reserved PAROLAPERTA 2023