Da quale idea nasce l’Associazione Three Faces e chi sono i suoi fondatori?
Three Faces nasce nel 2013 come collettivo di scrittura creativa composto da tre ex colleghi del corso di laurea in Media & Giornalismo dell’Università di Firenze: Simone Piccinni, Niccolò D’Innocenti e Andrea Federigi. L’idea alla base dell’iniziativa, mossa anche dalla profonda insoddisfazione verso la professione giornalistica e dal corso di studi appena concluso, era quella di maturare esperienza letteraria per poi fondare, di lì a poco, una casa editrice. Il collettivo partì con la realizzazione di un blog chiamato Vai A Quel Paese – Go Face Yourself, incentrato sulla narrativa di viaggio, altra grande passione dei tre insieme alla scrittura. Il progetto riscosse subito un buon seguito e il gruppo si allargò iniziando anche ad includere fotografi e illustratori che con le loro opere iniziarono a corredare i testi pubblicati. Da lì iniziò a maturare il pensiero di allargare gli orizzonti rispetto alla semplice tematica del viaggio, diventata un po’ restrittiva, e di creare un contenitore fisico che rendesse maggior giustizia alla produzione artistica del gruppo. Nacque così StreetBook Magazine, la rivista free press di narrativa e grafica che gestiamo dal 2014, volta ad avvicinare i ragazzi alla lettura e alle arti grafiche. Ma per realizzare un prodotto editoriale legale e strutturato c’era bisogno di un’identità giuridica, e si rese quindi necessaria la costituzione in associazione culturale, cosa che ultimamente ha anche dato modo di curare e produrre altre pubblicazioni editoriali chiudendo un po’ il cerchio con la volontà iniziale alla base del collettivo. In mezzo a questo percorso Three Faces ha curato moltissime iniziative ed eventi performativi, artistici e informativi: il contatto con il pubblico è infatti centrale nel modo che abbiamo di perseguire le nostre finalità, essendo molto efficace in termini di coinvolgimento.
Diciamo che la naturale evoluzione del progetto ci ha portato ad individuare e ad affinare la finalità associativa, e cioè quella di “ponte”, sia per giovani aspiranti creativi professionisti verso il mondo del lavoro, sia per i giovani in generale verso l’amore per l’arte, la letteratura e il pensiero critico e analitico.
Da poco avete inaugurato C4 -Centro di Contaminazione Creativa e Culturale, sede della vostra associazione. Qual è lo scopo di questa sede?
Gli scopi di questa iniziativa sono vari. Da un lato, avendo portato avanti i nostri progetti per molti anni senza avere una sede effettiva e dovendo appoggiarci ad altre realtà, locali e strutture per realizzare gli eventi, sentivamo il bisogno di uno spazio tutto nostro in cui installare la redazione di StreetBook Magazine e dove riunirci. D’altro canto Firenze, pur essendo una città d’arte, non offre tantissimi spazi adatti e accessibili per lo sviluppo di progetti legati al contemporaneo, quindi anche la difficoltà nel reperire spazi ospitali ha giocato un bel ruolo. E a questo si lega anche un’altra finalità, cioè quella di poter ospitare altre realtà culturali analoghe alla nostra, svolgendo quindi quel ruolo che per noi è mancato.
Vogliamo che C4 sia un centro culturale polifunzionale a disposizione di chiunque abbia l’intenzione di dare il proprio apporto creativo nella costruzione di un futuro migliore e più consapevole per tutti.
Nello spazio organizziamo esposizioni, presentazioni di libri, incontri con autori e corsi di formazione. Verranno inoltre create alcune postazioni di coworking dedicate a professionisti del comparto creativo. Vogliamo infatti che questo spazio si trasformi in un luogo di ritrovo e di confronto per creativi e aspiranti professionisti della comunicazione e dell’arte.
Con la vostra idea quali opportunità volete offrire ai giovani artisti?
Attraverso il lavoro associativo abbiamo formato e stiamo formando professionalmente tantissimi ragazzi e ragazze attraverso l’esperienza diretta e attiva nella creazione e cura dei vari progetti che portiamo avanti. Stiamo dando la possibilità di crescere, prendersi responsabilità e buttarsi in un mondo che istituzionalmente e storicamente è piuttosto chiuso e refrattario nei confronti dei giovani. Molti partecipanti hanno poi trovato dei lavori retribuiti nei loro campi d’interesse grazie alle esperienze maturate in Three Faces, e questo è senza dubbio un motivo d’orgoglio.
Oltre a questo stiamo provando a creare in prima persona un sistema sostenibile di collaborazioni, cercando di sviluppare progetti che possano dare la possibilità ai partecipanti di essere retribuiti congruamente alle proprie competenze. E’ una missione complessa, ma ce la stiamo mettendo tutta e qualche risultato si è già visto.
Credete che le loro risorse siano importanti per portare avanti il mondo culturale di oggi?
Certamente. Crediamo che il mondo culturale abbia un forte bisogno di trovare nuovi linguaggi e nuovi metodi per diffondersi e rientrare nella vita quotidiana della gente, anche considerando il contesto sociale odierno. Per fare questo siamo convinti che sia fondamentale approcciarsi all’argomento con nuovi occhi e con ragionamenti differenti, cosa che non può che venire da chi è meno ‘contaminato’ da determinati tipi di pensiero e convinzioni, quindi le nuove generazioni. Lavoriamo quindi per cercare di avvicinarle il più possibile ad argomenti culturali, in modo che la base di cervelli in funzione e col potenziale di poter cambiare le cose sia sempre più numerosa e fertile.
Perché è importante far sentire la propria voce secondo voi?
Far sentire la propria voce è fondamentale: la contaminazione positiva e la crescita collettiva possono avvenire, nella nostra modesta opinione, solo se si hanno degli esempi intorno e degli stimoli. Ogni voce può essere stimolo e sostegno per la collettività, soprattutto quelle che si esprimono attraverso l’arte, che rimane un potentissimo veicolo di messaggi e visioni alternative. Parlare e alzare la voce è un modo per sottolineare e prendere le distanze da ciò che, della nostra società, non ci piace e non riteniamo giusto.
In questi mesi ho avuto il piacere di conoscere i ragazzi di Three Faces ed il loro spazio creativo di persona.
Sin da subito mi è sembrata una buona idea parlare di loro insieme a voi e far vedere che non siamo gli unici a cercare di portare avanti i giovani e dar loro una spinta nel mondo.
Questo per sottolineare ancora una volta che non siamo gli unici, non siamo soli e che si può fare. Possiamo, insieme, far valere le nostre idee e creare un futuro quanto più adatto a noi.
Non siamo costretti ad adattarci, dobbiamo andare avanti e farci sentire.
Scegliete di scegliere.
Profili Three Faces:
@threefacespublish
@streetbookmagazine