Mi ha sempre affascinato il teatro sai; si fa buio, i riflettori puntano su personaggi di cui ho sentito a stento parlare, seduta nel vuoto, circondata da persone che neppure conoscono il mio nome, separata, da uno schermo immaginario, da persone che non ho mai conosciuto.
Mi parlerete sicuramente del cinema, film su schermi mondiali registrati una sola volta per essere visti da perfetti sconosciuti.
A teatro è diverso, a teatro il palco prende vita, a teatro chi recita ha la possibilità di interagire con chi è seduto in platea, a teatro spettatore e attore si possono guardare negli occhi.
Penso che ognuno di noi sia un piccolo grande teatro e che i nostri occhioni ne siano il sipario. E non immagini neanche, quanti occhioni lucidi ho visto, i più frequenti davanti ad uno specchio; gli spettacoli più belli, forse i miei preferiti.
Penso che recitare continuamente sia sfiancante, è un lavoro a tempo pieno per cui ci hanno assunto da una vita. Abbiamo usato così tante maschere e continueremo ad usarne altrettante per il resto dei nostri giorni. Sono strati di pelle, senza non saremmo vita, senza non saremmo umani.
“C’è una maschera per la famiglia, una per la società, una per il lavoro. E quando stai solo, resti nessuno.’’
Credo che riuscire ad essere nessuno, come scrive Pirandello, sia umanamente impossibile; perciò lasciamoci travolgere dai riflettori, interpretiamo il ruolo della nostra vita e diventiamone i protagonisti.
La triste verità di questa realtà è che siamo abituati a recitare a ruota spettacoli identici ad ogni singolo paio di occhioni che ci troveremo di fronte. Attori abili lo siamo dalla nascita, ma fermare questi cicli di spettacoli clonati per ogni tipo di relazione umana, ci risulta sempre più difficile del previsto.
Ed ecco perché io verrei qualche ora prima del tuo primo spettacolo, andrei dietro le quinte dove tutto è grezzo e trasparente, lì dove c’è il teatro vero. Verrei da te, lì nel tuo mondo nudo e crudo, ad occhi bassi e braccia conserte, ti domanderei una cosa, e no, non verrei mai a chiederti di smettere di recitare, di toglierti la maschera, o meglio, strati di maschere, trucco, personaggi e costumi, perché per metterti a nudo non occorre tu tolga nulla di tutto questo, serve solo tu ti svesta dalla convenzione di recitare pezzi infinitamente uguali a infiniti spettatori per tutta la vita. Per questo ti chiederei solo di recitarmi per sempre spettacoli unici, irripetibili, solo per permetterti di provare ad ogni singolo nostro sguardo, l’ebrezza della tua prima esibizione.