A cura di Lorenzo Caricato e Josè Novembre
INTRODUZIONE
Il personaggio di Batman, nel mondo dei supereroi, è sicuramente tra i più controversi. Sussiste un sottile parallelismo con un altro eroe, proveniente tuttavia dalla casa editrice “avversaria” della Marvel, Iron Man. Se si presta attenzione, Tony Stark e Bruce Wayne presentano diversi punti di convergenza: in primis lo status sociale del miliardario filantropo, secondo poi l’essere orfani, ed infine lo sfruttare le proprie risorse per diventare, rispettivamente, l’Uomo Nell’Armatura e il Cavaliere Oscuro. Ad accomunarli sono poi i modi, spesso duri, quasi oligarchici, con cui si approcciano alla vita, ai nemici e agli alleati. Al contempo, però, sono le diverse declinazioni di questi stessi modi a renderli distinguibili: se il Tony Stark dei fumetti – ben diverso dal personaggio cinematografico – si è spesso rivelato arrogante ed egocentrico, Bruce Wayne è tutt’altro. È un personaggio accecato dal suo concetto di etica, molte volte anteposta al tutto il resto: di sé stesso, dei suoi affetti e talvolta anche della giustizia stessa.
Attorno questo concetto di etica si snocciola l’essenza di Batman: sacrificare vita privata, non concedersi mai momenti di fragilità, tantomeno di gioia, con l’unico scopo di sconfiggere il crimine e salvare Gotham. Nella sua vita fumettistica, il Cavaliere Oscuro si è trovato spesso vittima di questa sua etica, a cui però non sarà mai capace di rinunciare: non è un caso che difatti, il personaggio consideri Bruce Wayne come suo alterego e che invece la maschera venga da lui considerata come la sua vera identità – per i più legati alla saga di Nolan, il dialogo con Catwoman alla festa in maschera è un chiaro esempio di quanto appena scritto.
IL VERO BATMAN DETECTIVE HARD BOILED DELLA DC
Batman fa il suo esordio nel n. 27 della serie a fumetti Detective Comics, pubblicata dalla DC nel 1937. Particolarmente apprezzato dal pubblico, diventa subito protagonista e simbolo della testata stessa, che prende ispirazione dal genere Noir Metropolitano di fine anni venti, dove si raccontano le vicende della metropoli del proibizionismo, che non funge solo da sfondo, ma anche da protagonista, insieme alla violenza, la criminalità e il degrado ambientale e morale. Il personaggio di Batman, più specificatamente, si avvicina al modello del detective hard boiled di Hammet, in cui il vigilante mascherato svolge il ruolo dell’investigatore “duro” che, non solo risolve casi ed enigmi, ma affronta il pericolo in prima persona.
Nel film The Batman di Matt Reeves tutti questi elementi riemergono perfettamente, rendendo il lungometraggio la trasposizione cinematografica più attinente di sempre al fumetto. Il film si ispira e trae diversi elementi da albi di carattere investigativo come Il Lungo Halloween, Città Spezzata o Hush e si presenta come un thriller/giallo alla David Fincher, in cui le caratteristiche tipiche del detective vengono rappresentate fedelmente. La fotografia è cupa e oscura, le interpretazioni rispecchiano i personaggi dei fumetti, le ambientazioni ritraggono la vera Gotham “sporca” dei bassifondi, la colonna sonora di Giacchino è sublime e la rivisitazione di Something In The Way dei Nirvana calza a pennello con l’atmosfera del film. La sceneggiatura risulta ben scritta ed ogni scena è essenziale allo svolgimento della trama.
Matt Reeves, in questo nuovo universo cinematografico, ci racconta il secondo anno di attività del vigilante, che utilizza la maschera per incutere terrore nei criminali di Gotham; il Bruce Wayne interpretato da Robert Pattinson ci viene presentato come un giovane orfano che cerca vendetta in modo ossessivo, dissociato dalla realtà che lo circonda, che si tiene lontano dalle relazioni sociali e vive più con la maschera del vigilante che nelle vesti civili del multimiliardario. A differenza del Bruce Wayne maturo e businessman interpretato da Christian Bale nella leggendaria trilogia di Christopher Nolan, quello di Pattinson non si cura del denaro come mezzo per stringere legami nel mondo dei privilegiati, anzi, è totalmente indifferente agli affari economici e all’eredità familiare e resta focalizzato sul combattere la criminalità che dilaga in città.
LA LOTTA AL CRIMINE PER BATMAN:
Questa ossessione, presente in tutta la fumettistica di Batman, viene analizzata in particolare nella graphic novel Batman: War on Crime di Alex Ross e Paul Dini, in cui è spiegato perché il concetto di lotta al crimine è così importante per il Cavaliere Oscuro. Per Bruce il crimine ferisce chiunque tocchi, sia fisicamente che psicologicamente, porta dolore e morte, avvelena la mente e l’anima, lasciando solo disperazione. Il criminale uscito di prigione, pur adoperandosi a vivere un’esistenza tranquilla e modesta nella società, è fragile e impaziente di tornare alle vecchie abitudini, il crimine è un circolo vizioso: una trappola da cui pochi riescono a scappare veramente.
SOCIOLOGIA CRIMINALE:
I principali criminali e antagonisti che il pipistrello deve affrontare nel film di Reeves sono il boss della malavita di Gotham, Carmine Falcone, e il serial killer psicopatico Edward Nashton aka L’Enigmista. Entrambi sono criminali, ma divergono nella genesi e nel modo in cui agiscono: Falcone è il simbolo della società avida e corrotta della metropoli; definito il “vero sindaco di Gotham”, è lui a manovrare la politica interna della città corrompendo le principali istituzioni politiche (il sindaco, il procuratore, il commissario di polizia) ed esercitando il suo potere tramite omicidi e ricatti. Sono personaggi come Falcone che creano una società malata, devota al crimine e all’avidità. In un contesto sociale ostile come questo nascono personaggi come l’Enigmista, che nel film appare perlopiù come una presenza psicologica costante; egli condivide con Bruce il dolore dell’essere orfano.
Come possono destini simili generare persone così diverse?
La risposta si trova nei diversi contesti sociali in cui i due personaggi crescono: Bruce Wayne, grazie alla sua eredità, alla posizione sociale e alla figura quasi paterna di Alfred cresce seguendo principi etici e morali, trasformando la sofferenza per la morte dei genitori in un puro senso di giustizia. Edward, al contrario, cresce nella povertà e nella solitudine, in un ambiente ostile e tossico, che alimenta il suo odio talmente tanto da farlo diventare un serial killer, psicologicamente deviato, in cerca di “rinnovamento”.
BATMAN E CATWOMAN
Non sono solo i criminali ad orbitare attorno alla vita del pipistrello: un particolare encomio è da riservare a Zoe Kravitz, che nella pellicola svolge il ruolo di Selina Kyle, Catwoman. Il rapporto che sviluppano Batman e la gatta risulta grossomodo fedele a quello instaurato nei fumetti: sono figli di due mondi differenti, vivono una vita agli antipodi, ma vedono nell’altro un qualcosa di cui prendersi cura, a prescindere da tutto. Nel film, non è un caso che sia proprio Selina a far riprendere coscienza a Bruce, quando era sul punto di uccidere un fanatico dell’Enigmista, e allo stesso modo sia lui a fermare lei dall’uccidere il padre, Carmine Falcone. Il bello che li unisce è anche ciò che li divide, sanno di volere cose troppo diverse per poter stare insieme: nel loro ultimo scambio Selina capisce quanto l’etica di Bruce sia più forte dell’amore che li lega, di quanto lui non riuscirebbe mai a smettere di essere Batman perché, come detto all’inizio, la vita normale, per il pipistrello mascherato, è solo una prassi di cui dover tenere conto. Questo loro epilogo, probabilmente, riprende la storia del loro matrimonio. I due si scambiano una struggente lettera colma di amore, poi infranto dalla più cruda delle verità, a cui giungono entrambi: Bruce per amare Selina non potrebbe più essere Batman, il che comporterebbe, per Bruce, perdere la parte più importante di sé stesso e per Selina, privarlo di ciò che le ha permesso di innamorarsi.
LA SCELTA DI BATMAN
Bruce davanti ad una società corrotta e malata, quasi irrecuperabile, non sceglie di scappare ma si impegna a combattere in qualunque modo necessario. Pur sapendo che non potrà mai vincere del tutto è spronato a non arrendersi dalle sue piccole vittorie e dalla speranza di poter diffondere, in questo modo, nelle persone, nei quartieri e nella città stessa la speranza di un futuro di pace. Il Cavaliere Oscuro conclude la vicenda maturando: passa dall’essere “vendetta e paura” a “giustizia e speranza”.
CONCLUSIONE
Batman è la rappresentazione massima del coraggio: perseguire un obiettivo, anche al costo di perdere tutto il resto. La pellicola di Reeves rende onore all’intelligenza del personaggio, racconta il paradosso inesorabile tra l’essere umani e l’essere etici, e soprattutto rende The Batman il primo cinecomic votato completamente al fumetto, piuttosto che al fan service e all’essere ‘catchy’. Niente battute di un sarcasmo vuoto, meno imperfezioni di quante sarebbe stato legittimo aspettarsene, tante easter egg sparse per tutto il film e quella scena finale che apre le porte all’ennesimo – ma mai saturo, date le infinite declinazioni del personaggio – ritorno di Joker. Come lo Spiderman di Tom Holland, questo film non ci presenta la solita solfa delle origini dell’eroe, ma ci butta dentro un mondo noir che solo il vero Batman può reggere.
“La gente non può vivere come fa lui, non sopravviverebbe. Voglio dire, anche Superman ha bisogno di qualcuno con cui parlare… anche solo per sfogarsi, anche solo un po’. Un amico o un confidente o un alleato. Qualcuno. Altrimenti, come fai a sopportarlo? Come fai a evitare che ti uccida da dentro? […] Il male è ovunque. Ogni notte lui lo guarda negli occhi. Abusi e omicidi e sangue e violenza. Come fa a non consumargli l’anima?”