LE RELAZIONI AMOROSE CAP. II
Caro lettore,
ti starai chiedendo come mai affrontare temi così banali ma allo stesso tempo intimi e come mai, dopo aver messo a punto un’invettiva sulla coppia monogama (https://parolaperta.wordpress.com/2021/11/02/la-monogamia/), adesso mi sia venuto in mente di passare agli ex. La risposta è semplice e si articola in due parti.
In primo luogo, sostengo che molto di buono avverrebbe in noi e nel mondo se riflettessimo su e intorno al nostro modo di vivere le relazioni, secondo criteri nuovi e che non echeggino, in modo scioccamente anticonformista, ad uno sciatto ritorno agli anni 70’. Si tratterebbe, invece, di mettere da parte la paura di approfondire quelli che spesso consideriamo come i nostri più oscuri pensieri in ambito sessuale e ancora, nel caso in cui servisse, si tratterebbe di andare contro le credenze o i modi di fare delle persone a noi vicine e soprattutto contro noi stessi e quelli che sono i nostri dogmi in amore. Spesso, infatti, nascondiamo dietro dogmi e tabù l’ombra della nostra paura: esistono degli “ordini dell’amore”, delle regole, delle gerarchie, dei sistemi che se seguiti permettono all’amore di crescere e fiorire come un seme in un terreno fertile. Viceversa, non obbedire a questi ‘ordini’ porta alla morte del seme e a tante altre brutture.
In secondo luogo, tutti siamo ex di qualcuno, tutti abbiamo pianto ‘Le lacrime amare di Petra Von Kant’, con il viso nascosto sotto il cuscino, senza forze per rialzarlo dal troppo dolore e tutti, almeno una volta, abbiamo provocato atroci sofferenze nell’altro senza accusare il minimo senso di colpa. Allora, mi sono detto, è giusto provare a fornire una mappatura -degli schizzi di pensiero chiari e precisi- di ciò che accade al momento della rottura e analizzare che cosa significa tornare in buoni rapporti con l’ex partner, fino addirittura a ricostruire un’amicizia, forse.
“è sempre improprio parlare di vera amicizia: con gli ex c’è sempre qualcosa di diverso, qualcosa in più o, delle volte, in meno.”
Innanzitutto per me è sempre improprio parlare di vera amicizia: con gli ex c’è sempre qualcosa di diverso, qualcosa in più o, delle volte, in meno. Aver avuto una relazione importante a livello sentimentale e magari anche duratura, significa confondere un po’ della nostra anima con l’altro. D’altronde si sa: l’anima la si scambia con la saliva, con i graffi, con i liquidi e da nessun altro, se non da qualcuno di cui abbiamo riconosciuto lo spirito affine, ci faremmo fare certe schifezze. Parlare di amicizia con un ex, nel senso proprio del termine, è sempre un prendere e prendersi per il culo, a meno che non siano passati 10 anni dall’ ultimo incontro. Vediamo perché.
Per la persona che prende l’iniziativa del lasciare l’altro, l’amicizia appare sempre come qualcosa di rassicurante. Convinti del fatto di essere brave persone, mantenere l’amicizia con un ex dopo averlo fatto soffrire, ci aiuta a soffrire meno il peso del senso di colpa. Al contrario, per la parte lasciata, la retrocessione da amante ad amico è umiliante. Passare da essere il fulcro della vita di qualcuno, ad essere il compagno di qualche telefonata o uscita è decisamente un declino. D’altro canto, però, questa situazione costituisce una sorta di auto-tortura a cui, la parte rifiutata non vuole rinunciare, nella speranza che ciò che in amore è stato possa ritornare ad essere. E’ difficile rendersi conto di dover continuare il viaggio da soli, dopo aver percorso un lungo tratto in buona compagnia.
Dovremmo ricordarci in tali casi i versi di De Andrè: “cantammo in coro qui sulla terra, amammo in 100 l’identica donna, partimmo in mille per la stessa guerra… questo ricordo non vi consoli, quando si muore si muore soli.” Come quando nasciamo, siamo destinati a morire soli, alcuna mano ci accompagnerà lungo la strada.
E allora, l’altro non deve diventare la nostra unica fonte di felicità; qualsiasi pensiero che si aggiri nella nostra testa e si riconosca in questi lineamenti, va assolutamente lasciato cadere nell’oblio. Ognuno basta a sé stesso e non serve mettersi alla ricerca di quella platonica ‘metà della mela’ che ci completi. Semmai, ogni essere vivente che incontriamo nel nostro cammino può essere quella mela, per un breve periodo; per quel tanto che basta per capire cosa di noi abbiamo proiettato in lui per farcelo desiderare tanto, così da poter riprendere e andare avanti col nostro viaggio.
Un altro elemento di allarme per coppie ormai separate ma che ancora non hanno fatto pace con il passato è il tentativo, di una delle due parti, di conservare influenza e controllo sui pensieri e le idee dell’altro. Bisogna, però, avere la maturità di darci un taglio secco, una volta per tutte, altrimenti sono guai: se le circostanze non permettono più una continuazione, se i tempi sono maturati e noi siamo cambiati, se ormai la forza motrice principale della relazione è l’abitudine; allora, datemi retta, fate pace con l’altro e con voi stessi e andate avanti. Le relazioni ad un certo punto finiscono, dobbiamo esserne consapevoli fin dal primo momento. Sta a noi costruire qualcosa che valga la pena essere ricordato o che possa continuare ad esistere in una forma nuova. In questo senso allora, sì, si possono continuare ad avere relazioni con degli ex, ma queste, per me, non sono relazioni di amicizia.
Cosa allora? Ve lo spiego subito.
E’ difficile da contemplare ma, dal mio punto di vista, “essere il compagno\a” di qualcuno non è lo stadio più alto di avvicinamento ad una persona. Stare insieme nel senso canonico del termine comporta molte forme infantili e stucchevoli del relazionarsi (come una tendenza alla possessività, alla gelosia, lo stare sempre insieme morbosamente, il considerare l’altro un essere “quasi” perfetto solo perché accetta tutte le nostre imperfezioni), che portano a cullarci in quella che più che una relazione amorosa sembra collusione. Tale sistema, dunque, non può definirsi il più alto nelle gerarchie delle relazioni umane, anche se ci piace pensarla così; vi è invece uno stadio, che si apre solo dopo la fine di una relazione ( non tutti i mali vengono per nuocere), in cui se abbiamo seguito gli ordini dell’amore, la distanza con l’altro si annulla, anche se è lontano migliaia di km e anche se non si ode la sua voce o scorge il suo viso da mesi. Egli è sempre vicino, sempre nella posizione giusta nel nostro cuore. In qualche modo le nostre vie sono ancora collegate e si incroceranno di nuovo presto o tardi.
Ottenere questo risultato non è né semplice né scontato, così come è non è breve da spiegare. Sarà argomento di uno dei nostri prossimi capitoli.