Mai fare di tutta l’erba un fascio! (Tranne che per loro…)

Riflessioni su una incredibile contraddizione della società moderna

Pensateci: l’espressione riportata come titolo viene assai spesso (e giustamente) utilizzata nel linguaggio moderno per evitare un approccio totalitario e superficiale in una discussione, così da distinguere persone fattivamente molto diverse tra loro che però sono legate da un filo comune. Tuttavia questa legge inossidabile non sembra valere per tutti, o quantomeno non allo stesso modo! Se si tratta di manifestanti, o addirittura delinquenti generici, sembra poter essere tutto compreso e contestualizzato, talvolta anche perdonato. C’è da riflettere invece riguardo una strana tendenza che sta prendendo sempre più piede nel nostro Paese, ovvero il vedere solo del marcio dinanzi a un’uniforme. Forze dell’Ordine o Forze Armate poco cambia, poiché pare basti indossare una divisa al giorno d’oggi per ricevere subito alcune intramontabili etichette, che fanno riferimento a un mondo maschilista, corrotto, prepotente. Ed è curioso come la stragrande maggioranza di chi si esprime in questo modo non conosca minimamente non tanto le persone, ma neanche la struttura e i meccanismi di controllo che sono presenti negli gli Enti pubblici. Spesso sono gli stessi che evadono o rubano, protestano con bombe carta ma chiamano il 112 se qualcosa nella loro vita va storto, che invocano a diritti democratici calpestandoli al tempo stesso. Lungi da me il voler affermare che non vi siano macchie in un sistema che non è sicuramente perfetto, ma d’altronde è così per tutte le istituzioni, pubbliche o private, in ogni parte del mondo ma sembra che in questo senso esista una sorta di cecità collettiva.

Analizziamo alcuni dei luoghi comuni più noti, utilizzati frequentemente nelle chiacchiere da bar o sui social (anche questi ultimi sono fantastici! Ormai almeno ognuno di noi ha qualche amico trasgressivo con le scritte A.C.A.B. come descrizione alle foto). Il mondo militare è un maschilista: questa è la cosa che più facilmente viene detta, forse perché purtroppo l’ingresso delle donne è avvenuto in tempi relativamente recenti: fu la legge n. 121 del 1981 sul riordino della Pubblica Sicurezza e la smilitarizzazione della Polizia di Stato che consentì il reclutamento di donne nella Polizia di Stato, nella Polizia penitenziaria e nel Corpo forestale dello Stato; solo nel 1999 accadde analogamente con le Forze Armate, e così l’Italia aderì in maniera sostanziale a una visione sempre più egualitaria in ambito Difesa da parte dell’Alleanza Atlantica. Non solo l’impatto fu incredibile all’epoca, visto che negli anni immediatamente successivi circa il 54% delle domande per le Accademie Militari è stata fatta da parte di donne, ma ora si contano circa 17.000 professioniste “solo” tra Esercito, Marina e Aeronautica (più o meno il 7% dell’organico), che per un percorso nato da appena venti anni rappresenta un risultato considerevole anche in relazione agli altri Paesi NATO. Un recente sondaggio di Skuola.net riporta inoltre un’indagine fatta su circa 50000 tra studenti e studentesse, e tra queste ultime 4 su 10 hanno espresso il desiderio di vestire un’uniforme, numeri vicini ai loro coetanei maschi. Il sessismo e il maschilismo sono cancri che esistono e sono da combattere, ma in ogni sfera della società, senza quindi attribuirli a una singola parte (per dovere di cronaca, il capo corso del 201° Corso dell’Accademia Militare di Modena, nato appena due anni fa, è una donna).

Corrotti. Sì, perché non c’è militare o poliziotto che non sia intimamente corrotto come i carabinieri di Piacenza. Forse questo è il paradosso più grande: è un paradosso non solo di forma, visto che queste persone sono pagate proprio per combattere mafia e delinquenza, ma anche di fatto visto che i numeri ci dicono che il trend in termini di sequestri ed arresti sia in netto crescendo negli ultimi anni. Un esempio concreto è la “Operazione Evolution” di qualche giorno fa, che ha portato all’esecuzione di 63 misure cautelari e ha messo sotto scacco un’organizzazione coinvolta in maxi riciclaggio di denaro per una somma di oltre 100 milioni di euro (operazione condotta da oltre 200 militari della Guardia di Finanza).

E ovviamente militari e poliziotti non possono che essere prepotenti e violenti, probabilmente per riflesso di una realtà americana che è ben diversa dalla nostra. È innegabile infatti che negli USA ci sia un vero e proprio problema di sicurezza locale, essendo quotidiane le drammatiche notizie di omicidi. Ogni anno avvengono circa 15000 omicidi negli Stati Uniti e circa il 5% di questi sono compiuti da poliziotti. Facendo un confronto con l’Italia in cui gli omicidi volontari consumati dal 2013 al 2018 sono stati in media 0,7 ogni 100mila abitanti (fonte: ISTAT), vediamo come in rapporto alle rispettive popolazioni, i soli omicidi compiuti da poliziotti negli Stati Uniti, nel nostro Paese peserebbero praticamente come metà di tutti gli omicidi volontari. Cosa significa questo? Che gli americani sono violenti? O probabilmente che si deve iniziare a valutare ogni numero in maniera relativa al suo insieme, giacché valutarli in maniera assoluta è intellettualmente disonesto. È tuttavia innegabile che vi debba essere una profonda riforma della Giustizia americana, una pesante stretta sulle armi (si spera che Biden mantenga la promessa), una rivalutazione dei poteri e una seria rivoluzione culturale per debellare le matrici razziste ancora, purtroppo, esistenti. Il caso Floyd è l’episodio più tristemente noto proprio per tutta questa serie di problemi. Tornando al nostro Paese, troppo spesso si associa la violenza alla Polizia e ci si scorda di come in Italia “la difesa sia proporzionata all’offesa” e anzi spesso e volentieri accada esattamente l’opposto, e le violente manifestazioni No Vax e No Green Pass ne sono un esempio concreto e recente, con centinaia e centinaia di persone ferite.

 Fa poi riflettere come i fatti del G8 di Genova o quelli di Santa Maria Capua Vetere (da condannare con forza ed estirpare dalle radici più profonde) vengano sempre tirati in ballo quando si parla dell’operato degli uomini e donne in divisa, mentre fatti come quelli dell’agente Pigliapoco, che ha salvato una donna dal suicidio dopo 4 ore di trattativa (solo uno dei tanti episodi), vengano subito messi nel dimenticatoio; come le notizie positive non si propaghino ma si sentano solo quelle brutte che facendo più rumore fanno, probabilmente, più comodo; come la pagina Facebook “Agente Lisa” che riporta più volte al giorno le testimonianze di uomini e donne che si sacrificano per gli altri abbia “solo” 500 mila followers, mentre personaggi  quantomeno discutibili ne abbiano almeno il doppio; di come non si parli mai con uno di loro per conoscere la loro storia e le loro motivazioni; di come non si apprezzino situazioni come la gestione dell’attuale pandemia, la quale ha avuto una svolta positiva grazie anche e soprattutto a uno straordinario lavoro logistico e organizzativo da parte dell’Esercito Italiano, coadiuvato da altri enti militari e civili. Fa riflettere davvero, e probabilmente lo faranno anche loro, gli uomini in divisa. In silenzio, come sempre d’altronde. Svolgendo il proprio dovere come ogni giorno, senza dare troppo conto a provocazioni, parole. Sperando che magari qualcuno, ogni tanto, apra qualche giornale per rendersi conto che sono persone che semplicemente hanno deciso di aiutare il prossimo come professione. E che queste sono assai di più delle mele marce.

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